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    Il mistero della nave Isla de Tenerife

    Una misteriosa imbarcazione accusata di coprire i nazisti a New York

    Forse in pochi conoscono la storia della nave Isla de Tenerife e del suo capitano, José Alberti Palmer, eppure è stata protagonista di vicende internazionali, ancora oggi avvolte dal mistero.

    Isla de Tenerife era una nave canaria, con bandiera spagnola, intercettata dalle autorità statunitensi una settimana dopo il terribile attacco sferrato dal Giappone alla base di Pearl Harbor.

    Le autorità notarono un’attività sospetta di una nave, la Isla de Tenerife, normalmente presente nel percorso tra Arcipelago, isole della penisola e Guinea equatoriale per trasportare legno e cacao, ma che in quel frangente si trovava nelle acque territoriali statunitensi.

    Immediata l’incursione a bordo da parte dei tecnici del Tesoro e degli agenti dell’FBI, che in stiva non trovarono né legno, né cacao, bensì stazioni radio, cavi blindati, 200 fusti di petrolio e un elemento che destò il maggior sospetto: la seta.

    L’equipaggio inizialmente dichiarò di trasportare grano negli Stati Uniti, ma quali fossero le reali intenzioni di quella nave e perché fece scalo alle Canarie, quando la destinazione finale era Barcellona, furono i quesiti principali che si posero gli agenti dell’FBI.

    Il momento era di particolare tensione e allerta, e quella sosta nell’Arcipelago venne vista come qualcosa di sospetto: c’era forse del petrolio alle Canarie? E quel petrolio, era forse destinato ai sottomarini dei tedeschi?


    I proprietari della nave Isla de Tenerife, Marcelino García Rubiera e Manuel Díaz Riestra, rispettosi uomini d’affari spagnoli di Manhattan, vennero trattenuti a New York, con l’accusa di traffico di merci con i nazisti sotto la neutralità spagnola.

    La nave venne sequestrata dal Dipartimento del Tesoro nel dicembre del 1941 e da lì cominciarono le indagini.

    Innanzitutto emerse che la nave effettuava la rotta Barcellona-Avana-New York per trasportare centinaia di ebrei europei di diversa nazionalità, in fuga dai nazisti, inoltre nel novembre dello stesso anno, poco prima di essere sottoposta a sequestro, risultò che la Isla de Tenerife, tornando da New York verso la Spagna, intercettò e rispose ad una chiamata di emergenza del vaporetto spagnolo Navemar, a 300 miglia da Cadice, silurato e affondato dal sottomarino italiano Barbarigo.

    La risposta alla chiamata di emergenza evidenziò che la Isla de Tenerife si trovava sulla rotta New York-Canarie-Spagna.

    Di nuovo le Canarie.

    Le autorità americane, su suggerimento dell’FBI, ammisero quasi subito che la nave potesse fare parte di una rete di supporto per i nazisti, violando la Legge di Controllo dell’Esportazione del 1940.

    Per Brooke Blower, professore a Berkeley e a Princeton, le teoria che i funzionari stavano prendendo in considerazione fu quella che di fatto la Isla de Tenerife stesse aiutando con i riferimenti la marina tedesca nel mezzo dell’Atlantico, ma di questo non vennero mai trovate la prove, almeno ufficialmente, e alcune mesi dopo, il sottosegretario di stato Adolf Berle affermò che il file dell’FBI sulla Isla de Tenerife stava per essere chiuso.

    García e Díaz non vennero mai processati, bensì furono accusati di danni economici derivanti dalle spese sostenute dal governo americano per la caccia organizzata dall’FBI nel 1941.

    Del resto, come sottolinea Blower, gli Stati Uniti all’epoca vennero interessati da esportazioni verso la Svizzera, attraverso le Canarie, con imbarcazioni piccole e che, in passato, partivano da Genova, esportazioni che prevedevano quindi un traffico di navi che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per lo stato qualora nascondessero un secondo fine, quello di supportare il nemico con gli approvvigionamenti.

    Al caso si interessò anche l’ambasciatore britannico a Madrid che, con le informazioni dell’FBI, si dichiarò molto interessato a risolvere la situazione di Isla de Tenerife.

    Davvero l’imbarcazione stava operando il doppio gioco o semplicemente si trattò di un fortuito caso di coincidenze?

    Il fatto è che dopo il suo arresto José Alberti Palmer, capitano della nave, divenne improvvisamente un informatore per gli alleati, per i quali cercò informazioni dettagliate sulle presunte violazioni di sottomarini tedeschi in acque dell’Atlantico.

    Era un’epoca, quella, in cui almeno 87 navi spagnole svolgevano funzioni umanitarie a favore degli alleati nell’Atlantico, soccorrendo gli equipaggi e salvando migliaia di rifugiati dall’Europa.

    E fu forse a causa del sostegno agli ebrei in fuga e della cooperazione con gli alleati che, contrariamente a quanto sostenuto dall’FBI, il procuratore generale degli Stati Uniti non agì mai d’ufficio contro García e Díaz, possessori di passaporto di un paese neutrale e residenti su suolo nord americano.

    Isla de Tenerife, la nave seguita dall’FBI, venne smantellata a Bilbao nel 1964 e il caso venne chiuso.

    Franco Leonardi

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