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    Ci stiamo fumando una generazione

    Hard Rock Hotel: festa in piscina, mi trovo lì per caso con marito e due amici che, come noi, ricordano il ’68, gli anni in cui i giovani erano antagonisti dei modelli imposti per default…

    Fuori età e fuori contesto, ci concediamo un giretto esplorativo.

    Non è tanto il primo “Fabrizio Corona” che ci stupisce quanto il terzo.

    Scopro con sorpresa che fra questi ragazzi molti riproducono i tratti estetici di prototipi televisivi con una cura maniacale, non contenti, si raggruppano: i Fabrizio Corona tutti insieme, i Cattelan a tre a tre, e cosí via…

    L’aspetto è la sola forma di espressione e aggregazione che sembrano considerare.

    Cosa manca?

    La benché minima possibilità per loro e per noi di capire cosa avrebbero risposto se la società e gli adulti intorno a loro si fossero presa la briga di chiedere:

    Chi pensi di essere?


    Chi desideri essere?

    Ubbidiscono.

    Vestono, dicono, bevono, frequentano, ballano, esattamente come ci si aspetta che faranno.

    Riportano i modelli con cui abbiamo invaso il loro spazio per pensare come in un cosplay, evaso dai fumetti.

    Ciò che dispiace è che sono meravigliosi. I giovani sempre lo sono, non può essere altrimenti.

    Sono energia, sogno, amore, ingenuità, speranza, purezza, calpestata a volte, ma forse per questo più dolce.

    Sono la forza di una società che ha solo loro per mettere in discussione e stravolgere il mondo vuoto di valori in cui li abbiamo accolti all’uscita dall’infanzia.

    Stanno evaporando verso l’età adulta senza aver prodotto niente di inedito.

    La generazione più innocua da moltissimo tempo.

    Consegnati alla società dei consumi hanno consumato e si sono lasciati consumare.

    Dovremmo stare svegli la notte per questo e, al mattino, dovremmo chiedere loro scusa.

    Moltissime volte.

    Claudia Maria Sini

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