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    La rimozione del tatuaggio, cosa c’è di vero

    Il tatuaggio, un tempo sinonimo di galera o malvivenza, è stato da decenni sdoganato socialmente, soprattutto grazie a vip e personaggi del mondo del calcio che ne hanno esibiti di ogni forma e dimensione, tanto da creare una nuova moda anche tra le fila dei più reticenti, di ogni età e appartenenza sociale.

    Ma la foga con cui ci si fa imprimere sulla pelle il nome della passione del momento, che si tratti di uomo o donna o addirittura della squadra di calcio preferita, o l’ardore con cui ci si fa tatuare un intero braccio, dimenticando di essere ancora disoccupato e in cerca di lavoro, sono di coloro che improvvisamente un giorno si pentono amaramente di quei disegni sulla pelle e cercano disperatamente una soluzione per levarseli definitivamente.

    I pentiti del tatuaggio in Italia che si rivolgono a centri specializzati in rimozione con tecniche diverse, rappresentano il 6%; i risultati di queste, talvolta dolorose, operazioni sono però sconfortanti e i dati segnalano che un tatuaggio su cinque rimane indelebile.

    Argomento del recente Congresso Internazionale di medicina estetica pratica ICAMP 2017, al quale hanno partecipato oltre 500 addetti ai lavori nazionali ed internazionali, è stato proprio il fenomeno sempre più crescente della rimozione del tatuaggio.

    Come sottolinea un docente di medicina estetica, le motivazioni per cui una persona decide di far eliminare un tatuaggio sono diverse ma principalmente sono legate a fattori estetici, vale a dire una insoddisfazione circa il risultato dell’opera, a fattori affettivi, la fine di un amore, di pudore, alcuni si vergognano di essere tatuati, e infine sociali, basti considerare l’ingresso nel mondo del lavoro dove spesso il tatuaggio è motivo di non assunzione.

    Ma al di là delle motivazioni, la rimozione di un tatuaggio non è così semplice come viene presentata da chi la pratica a livello più o meno professionale e presenta dei costi che variano dall’estensione del tatuaggio, dalla zona dove risiede, dalla presenza di pigmenti colorati e dal centro in cui viene eseguito.

    I costi elevati in ogni caso non rappresentano garanzia di successo, benché la percentuale della rimozione del tatuaggio sia salito al 75% dei casi grazie all’utilizzo di tecniche di ultima generazione unitamente a laser molto potenti; è bene precisare che di tutti i casi riusciti, solo il 38% ha ottenuto la completa rimozione, mentre il restante 62% presenta ancora residui di pigmento e alterazioni della pelle.

    Le ultime tecniche adottate prevedono l’utilizzo di laser o di interventi che combinano quest’ultimo alla carbossiterapia, che facilita il deflusso linfatico delle particelle del tatuaggio frantumato dal laser.


    Insomma togliere un tatuaggio è un’operazione complessa, non garantita e costosa, quindi il consiglio è ovviamente quello di, prima di prendere la decisione di farsene uno, ben ponderare la scelta del soggetto, quella della zona e soprattutto del tatuatore, in quest’ultimo caso non solo per ragioni di bravura nell’esecuzione ma anche per motivi di sicurezza sanitaria.

    Francesco Battilani

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