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    Giganti di 4 metri nel passato di Tenerife?

    Questo mese l’arca del mistero cercherà di narrare una storia di giganti che proviene dall’antico passato delle popolazioni Guanche ed arriva fino ai giorni nostri, ma che gli stessi abitanti di Tenerife sembrano aver dimenticato.

    Alcuni testi risalenti al 1577 scritti da Edmund Scory narrano di un luogo situato in una zona vicino a Güimar e Arafo dove si trova una grotta naturale modificata artificialmente per le popolazioni locali ed utilizzata per depositare le mummie dei personaggi più importanti della loro società.

    Successivamente anche Samuel Purchas nel 1629 e l’abate Prevost nel 1746 hanno raccontato di questa grotta descrivendo la presenza al suo interno di una grande quantità di mummie disposte in piedi lungo le pareti ed alcune poste nel centro riposando sopra a dei supporti fatti con legno e pelli di capra.

    A differenza di altri centri di sepoltura dell’isola, qui si trovano molte anomalie sia all’esterno come in alcuni corpi all’interno.

    Dai documenti ufficiali si può ricavare che nelle vicinanze dell’entrata si trovava un “Almogarèn” che potrebbe essere tradotto come un luogo di riunione o un santuario all’aperto.

    Una caratteristica di questi luoghi è la presenza di buchi scavati nella roccia collegati tra loro da piccoli canali ed utilizzati per versare latte, soluzioni burrose e in alcuni casi sangue animale.

    La particolarità di questo specifico luogo santo è la strana conformazione del disegno generato che alcuni astro archeologi hanno attribuito all’intenzione di riprodurre nella roccia la costellazione del Cane Maggiore.

    Ulteriori analisi hanno determinato anche che l’entrata del luogo funerario è orientata perfettamente per ricevere la luce solare dalle prime ore del mattino fino alla sera.


    Queste caratteristiche hanno fatto pensare quindi che le popolazioni Guanche avevano una conoscenza astronomica profonda e superiore a quella attribuitagli dagli storici spagnoli.

    Il vero mistero che vogliamo portare alla luce però si trovava all’interno di questo antico cimitero, infatti le descrizioni storiche riportano la presenza di una mummia molto diversa da tutte le altre.

    Prima di tutto la lunghezza del cadavere antropomorfo variava dai 14 piedi e mezzo fino ai 15 che rapportato all’unità di misura europea corrisponde a più di 4 metri.

    Un’altra caratteristica molto particolare risiede nel cranio in quanto si descrive la presenza di 80 denti per lo più molari.

    Questo scheletro di un gigante era sistemato delicatamente nella zona della grotta riservata ai Mencey di Güimar e sistemato tra i primi di loro, facendo pensare ai ricercatori dell’epoca che si trattasse di un personaggio che aveva governato il popolo durante le prime fasi di formazione della cultura guanche.

    Sfortunatamente le tracce dello scheletro si sono perse durante il periodo della guerra civile spagnola.

    Come se la presenza di un gigante in una tomba non fosse sufficiente, nel 2015 alcuni investigatori spagnoli hanno indagato su varie dichiarazioni fatte da residenti dell’isola riferendosi a strani uomini alti più di 4 metri, vestiti di nero e con braccia molto lunghe, visti nella zona della cañada e del Pico Viejo del Teide.

    I testimoni erano totalmente inconsapevoli del ritrovamento dello scheletro nel luogo funerario, in quanto l’informazione era stata archiviata nei musei senza dare pubblicità dell’evento, ma le loro descrizioni coincidevano in molti dettagli con il gigante morto.

    Anche altre culture intorno al mondo in epoche differenti hanno adorato esseri giganti e molte di queste tradizioni popolari citavano questi esseri come nativi della costellazione del Cane Maggiore.

    Ovviamente al perdere le tracce delle prove e basandosi solo su racconti di testimoni oculari non è possibile fare ipotesi convincenti, però è attraente l’idea che i popoli Guanche abbiano potuto avere un contatto con esseri delle stelle, i quali gli abbiano lasciato alcune conoscenze che abbiano permesso a questi uomini di vivere in un territorio così poco ospitale come la Tenerife dell’epoca.

    di Loris Scroffernecher

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