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    Scoperta la molecola anti infarto da un medico di Tenerife

    Per oltre 35 anni la medicina ha cercato una soluzione per ridurre le cicatrici del cuore di soggetti che hanno subito un infarto, condizione che generalmente porta a ricadute successive poiché il muscolo cardiaco non è ripristinato.

    Il dott. Alberto Domínguez Rodríguez, cardiologo clinico e ricercatore presso l’ospedale universitario delle Canarie HUC, ha scoperto una molecola che permette di recuperare il cuore di chi ha avuto un infarto nel 40% dei casi, una vera e propria chiave di svolta per la guarigione e la prevenzione di successive ricadute che porterà a ridurre la mortalità.

    Il cardiologo realizzò circa 10 anni fa che le persone che soffrono di un infarto al miocardio acuto subiscono una diminuzione della concentrazione della melatonina nei loro corpi così cominciò a chiedersi cosa sarebbe accaduto se, a questi soggetti, fosse stata somministrata la preziosa sostanza e soprattutto se il loro cuore sarebbe stato in grado di recuperare il danno subito.

    Benché i test eseguiti da altri nel passato su animali da laboratorio cui veniva somministrata la melatonina abbianono avuto successo, l’idea di sperimentare anche sugli esseri umani il particolare protocollo venne abbandonato.

    Rodríguez cominciò così nel 2005 approfonditi studi sulla tematica, chiedendo di ottenere finanziamenti pubblici e autorizzazioni a eseguire esperimenti sugli esseri umani; nel 2013 finalmente venne avviato un progetto di ricerca condotto dalla HUC insieme agli ospedali di Santander e Murcia, somministrando la melatonina a pazienti che arrivavano ai servizi di emergenza dei tre centri con i tipici sintomi del dolore al petto causato da infarto del miocardio acuto.

    Ma dopo aver sperimentato il protocollo su 136 pazienti dei 272 che si erano presentati, seguendo le regole della Agencia Española de Medicamentos, i risultati furono deludenti, poiché la somministrazione di melatonina nei pazienti che arrivavano in ospedale dopo 4 ore di sintomi e quindi in ritardo, provocava la dilatazione del cuore.

    Ma il cardiologo non si arrese e allo stop della ricerca decise di consultare uno dei più grandi esperti di melatonina al mondo, il professore Russel J.Reiter, neuroendocrinologo dell’Università del Texas.

    La collaborazione tra i due medici portò alla ripresa dei test, nei quali vennero separati i pazienti giunti in ospedale con meno di 2 ore e 30 di sintomi da quelli con 2 ore e 40 e da quelli con più di 4 ore.


    Fu così che scoprirono che per coloro arrivati entro 2 ore e 30 minuti dalla comparsa dei sintomi, la somministrazione di melatonina produceva la cicatrizzazione miocardica, riducendo le lesioni del 40%.

    Il team cominciò quindi a somministrare la sostanza in quantità 10.000 volte superiore a quella prodotta naturalmente dal corpo umano, rilevando un’accelerazione della ripresa del cuore colpito da infarto.

    I risultati sono stati presentati nel recente congresso americano di cardiologia svoltosi a Washington e pubblicati in seguito nella prestigiosa rivista specializzata American Journal of Cardiology.

    La sfida però non è finita, Rodríguez sta attuando la cosiddetta fase tre del progetto di sperimentazione clinica che si svolgerà su 600 soggetti che arriveranno ai servizi di emergenza in meno di 3 ore dai sintomi tipici dell’infarto, al fine di confermare se effettivamente la melatonina è in grado di diminuire la mortalità dei pazienti infartuati.

    Per questa fase il cardiologo si avvarrà della collaborazione di venti centri spagnoli e italiani e della coordinazione con il collega Rafael Piccolo, formato in Italia e residente in Svizzera.

    In caso di confermata efficacia, la molecola, già brevettata, sarà proposta alle grandi aziende farmaceutiche per la sua distribuzione in tutto il mondo.

    La scoperta riveste particolare importanza considerando che l’infarto al miocardio acuto è la principale causa di morte nelle isole Canarie, in Spagna, in Europa e in buona parte del mondo.

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