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    Addio a Jerry Lewis

    Mia madre lo chiamava così, come si pronuncia, Gerri Levis (Jerry Lewis), il mio papà le diceva che se non si sa una lingua la pronuncia va fatta come si legge. Si andava al cinema dell’Oratorio a vedere i suoi film, ero una bambina, e ci si divertiva anche lei. Chi non ha riso con lui, alla sua mimica, chi non lo considerava la comicità nuova, l’artista dalla maschera facciale più simpatica al mondo.

    Era del novecento Jerry Lewis,  e nato nel New Jersey 91 anni fa.

    Figlio di due immigrati russi, il padre era anch’esso attore. Già da ragazzo a scuola faceva imitazioni di compagni e insegnanti e improvvisava siparietti scherzosi. Un giorno fu espulso. Picchiò un insegnante che ce l’aveva con gli ebrei.

    Fece i più svariati lavori per sopravvivere, ma il suo destino era quello di divertire la gente. La sua fortuna fu quella di incontrare tale Dino Crocetta, in arte Dean Martin. Insieme divennero la coppia di attori più celebri degli anni 50.

    La loro fu una nuova comicità basata sull’intesa di questi due personaggi così diversi ma complementari, l’uno, Dean Martin, molto bello e affascinante, l’altro, Jerry Lewis, che si imbruttiva attraverso le sue smorfie e che spopolava per la sua bravura e simpatia.

    Girarono diversi film fino al 56, quando si separarono. Si sa, anche quando c’è feeling, armonia, successo, c’è sempre nelle coppie dello spettacolo chi primeggia o vuole avere il predominio. Forse fu per Dean il sentirsi messo da parte dalla grande professionalità e unicità di Jerry a far scattare la molla che li disgiunse.

    Nel ’60 Lewis girò il Cenerentolo (ve lo ricordate?) e poi via via tanti altri film di cui fu autore e regista, che univano le famiglie. Ci si andava tutti a vedere i suoi film, un po’ come succedeva, azzardo un paragone, con i film di Louis de Funes.

    Negli ultimi anni della sua vita Jerry Lewis ebbe parecchi guai di salute, gli impiantarono 4 by-pass, soffriva di diabete, fibrosi polmonare. Ebbe persino una gravissima depressione che lo portò vicino al suicidio.


    Recentemente credo abbia fatto la più bella cosa della sua vita, la più geniale e generosa. Ha fondato la House of Laughter, la casa della risata, dove potessero venir ricoverati i bambini malati, o reduci da qualche trauma, affinchè venissero curati anche con il supporto del potere della risata.

    Per il resto, il comico che diceva Bisogna essere matti per far ridere, negli ultimi anni divenne scontroso e addirittura ingeneroso nei confronti delle donne che non giudicava degne di seguire la carriera di artiste comiche.

    Noi lo ricorderemo sempre giovane, con quel sorriso strano, quei movimenti del corpo che accompagnavano il nostro più puro divertimento. Si sa, invecchiando, ci si inacidisce un po’. E lui se l’è potuto permettere. Addio, Gerri Levis. Buon viaggio a te.

    di Danila Rocca

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