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    La popolare manioca miete vittime per avvelenamento

    La manioca, conosciuta soprattutto nei paesi dell’America Latina anche come tapioca, macaxeira o guacamota, è un tubero ricco di amico della Manihot esculenta, una pianta succulenta della famiglia delle Euphorbiaceae.

    Considerata una ricca fonte di carboidrati, la manioca costituisce alimento principale per le popolazioni dei paesi tropicali e dalla quale si ricava una fecola utilizzata per preparare diversi cibi.

    Recentemente in Venezuela cinque persone sono decedute a causa del consumo di manioca, la cui varietà tossica, nota come manioca amara, ha cominciato ad essere largamente coltivata a causa dei bassi costi associati alla presenza di un insetticida naturale nella sua buccia esterna, che impedisce l’attacco dei parassiti e ne aumenta la resa delle colture.

    Per effetto dei costi elevati di prodotti come mais e riso, la popolazione del Venezuela ha iniziato a consumare cibi alternativi come la manioca, ma non la versione agrodolce priva di tossicità e proposta dalla FAO come soluzione alla fame di paesi come Africa e Asia, bensì la variante amara.

    La manioca amara contiene principalmente linamarina, un glucoside cianogenico che una volta ingerito provoca una serie di trasformazioni chimiche che portano alla formazione di cianuro e acetone, altamente tossici per l’organismo.

    I sintomi iniziali di un probabile avvelenamento da manioca sono mal di testa, dolori addominali, nausea e vomito, difficoltà a parlare, perdita della vista e dell’udito, fino ad arrivare, per consumo frequente, a danni irreversibili ai reni, ai polmoni, al sistema neurologico e alla morte.

    L’ingegnere in agronomia Maritza Barroso spiega che la manioca amara viene utilizzata normalmente solo in ambito industriale, dove viene fatta bollire per eliminare le sostanze tossiche e ridotta quindi a farina.

    Quanto alla manioca agrodolce, il problema non si è mai presentato per due fattori, il primo dei quali è il contenuto delle sostanze tossiche inferiore del 50% e secondariamente perché fin dai tempi precolombiani si utilizza un apposito setaccio che elimina il veleno contenuto.


    Per riconoscere la manioca buona da quella tossica è sufficiente osservarne il colore della polpa, che nella amara è rossastro e nella dolce è bianco.

    La consistenza è un altro fattore determinante, visto che la radice amara ha una buccia dura e spessa, difficile da rimuovere, a differenza di quella dolce che si presenta più morbida e facilmente eliminabile.

    Insomma, se siete consumatori di manioca, attenzione a quale consumate!

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