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    Tenerife, incubatore del futuro

    di Claudia Maria Sini

    Per chi ha il dono della lunga vista Tenerife è un laboratorio umano molto interessante per capire il futuro verso cui ci dirigiamo.

    Piccola, fuori mano, un po’ selvaggia, amata o odiata appunto per questo, vive un imprevisto momento di auge e pressione demografica, che lasceranno un segno.

    Sarà come sempre accade, solo una bolla.

    Cambieranno le circostanze che ne hanno fatto un centro pulsante sia per il turismo che per la mobilità forzata di chi vuole cambiare vita, e i canari -originari e acquisiti-, dopo aver imparato a rapportarsi alla troppa pressione su un territorio piccolo e periferico, dovranno essere celeri nel capire come affrontare la fine del trend “tutti a Tenerife”.

    Quando la pressione si spegnerà l’isola sarà comunque cambiata e non potranno semplicemente “fare come prima”.

    Dovranno capire come rinunciare al vantaggio della troppa richiesta di tutto e stabilizzare condizioni che garantiscano loro un afflusso moderato ma stanziale.

    Nel medio lungo termine sarà un bene ma servirà lungimiranza e capacità di adattamento per restare in sella nonostante i continui scossoni di un tessuto economico e sociale sottoposto a cambiamenti violenti e repentini e, per di più, di segno opposto gli uni rispetto agli altri.


    Quando si dice “qualcuno si farà male e qualcuno ne trarrà vantaggio”, fra le righe, si parla di aziende e quindi si guarda al fenomeno da un punto di vista prettamente o principalmente economico.

    La società è un fenomeno assai più complesso e, fra le righe del fenomeno superficiale di attività che aprono e chiudono, aziende che vanno e vengono, negozi che cambiano insegna ogni tre mesi, ce ne è un altro, a nostro avviso molto molto più importante.

    E’ la storia umana delle persone e delle famiglie che stanno dietro quelle aziende.

    Questo flusso così forte di persone che vanno e vengono, ci racconta anche una storia di persone che hanno vite e emozioni, e affetti, che bisogna amministrare con rispetto e attenzione perché la mobilità continua mette a rischio e rende fragili soprattutto gli affetti di base.

    Ci sono coppie che si fortificano e coppie che saltano, figli che cambiano scuola ogni anno, scuole che debbono affrontare l’arrembaggio di allievi che parlano 5 lingue diverse e vengono dai più disparati sistemi scolastici.

    Le famiglie canarie avvertono certamente l’effetto della presenza dei nostri figli nelle loro scuole, la fine del piccolo mondo antico in cui conoscevano bene i nonni di tutti i compagni di scuola dei loro bambini. Prima che noi arrivassimo qui, vivevano in un mondo grande come un tappo di coca cola ma tranquillo, sicuro, nel quale si muovevano ad occhi chiusi.

    Come vivono dal loro punto di vista la nostra presenza qui?

    E i professori?

    Ci siamo mai chiesti se il Governo li supporti o li lasci soli a gestire il loro lavoro -con lo stesso stipendio- ma un livello di difficoltà immensamente superiore a quello per il quale si sono preparati e sono stati assunti? 

    E i ragazzi?

    Che tipo di accoglienza trovano gli stranieri, che tipo di reazione hanno gli spagnoli, esiste una regia?

    C’è differenza fra scuole private e pubbliche?

    Ancora una volta basta pagare per sottrarsi alla responsabilità di affrontare un problema o manca in toto la sensibilità per questo fenomeno così delicato e importante?

    Qualcuno si sta facendo carico di gestire un patrimonio umano prezioso come l’umanità del futuro, e comprendere di cosa hanno bisogno i nostri e i loro ragazzi per arricchirsi e trarre vantaggio dalla multiculturalità?

    Cosa stiamo facendo per aiutarli a non giocare in difesa, a non ghettizzare?

    Tenerife offre tutto ciò che si può immaginare per “disfrutar” di una manciata di giorni in modo futile, garantisce un’ottima accoglienza agli anziani e, ancora per un poco, sarà un terreno medio buono per fare azienda.

    I più piccoli sembrano impattare meglio dei più grandi, sia per minore consapevolezza che per radici forse più fragili nei paesi d’origine, gli adolescenti invece, sono totalmente scoperti.

    Manca una regia, un tessuto ricettivo e persino un progetto compiuto, per accoglierli, indirizzarli, tutelarli, offrire loro spunti per crescere correttamente.

    Iniziamo questo mese un viaggio dentro le scuole cercando di usarle come osservatorio, provando a leggere il mondo di domani attraverso i laboratori nei quali lo stiamo preparando e, nei limiti del possibile, di usare questa indagine come base, per ipotizzare proposte e soluzioni.

    Potete inviarci testimonianze e impressioni, richieste di iniziative e proposte.

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