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    Sulla rotta di Magellano: Santa Cruz de Tenerife e Granadilla de Abona

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    di Ilaria Vitali

    Facciamo un balzo indietro nella storia di quasi 500 anni, come spettatori di un evento unico che cambiò per sempre le cartine geografiche del mondo.

    Ferdinando Magellano, esploratore e navigatore portoghese, si appresta ad intraprendere la prima circumnavigazione del globo partendo dall’Europa verso Oriente, sotto l’egida del re Carlo V di Spagna.

    È il 20 settembre 1519 e Magellano, con una flotta di 5 navi e 237 uomini, salpa da Sanlùcar de Barrameda in Spagna con la convinzione di trovare un passaggio per raggiungere l’Asia più breve e più veloce di quello intorno all’Africa, passaggio che chiamò Stretto di Magellano.

    La costa di Santa Cruz de Tenerife è stata la prima tappa dell’avventuroso viaggio, toccata il 26 settembre del 1519 quando Santa Cruz di fatto ancora non esisteva come città ed era solo il porto di La Laguna.

    Forse allertato dalla presenza di navi portoghesi o più semplicemente spinto dalla necessità di rinforzare le proprie navi, Magellano si sposta davanti alla costa dell’attuale comune di Granadilla de Abona, da dove riparte proseguendo in un viaggio che contribuì alla trasformazione di piccoli porti in importanti città.

    Ed è in occasione della commemorazione prevista nel 2019 che i comuni di Santa Cruz de Tenerife e Granadilla de Abona hanno deciso di valorizzare il loro ruolo storico con l’organizzazione di varie attività turistiche, educative e commerciali per diffondere l’avventura di Magellano cui si deve l’apertura al mondo.


    Conferenze a tema, mostre d’arte, rievocazioni storiche, percorsi gastronomici, programmi didattici, sono alcuni tra i progetti in corso di lavorazione in previsione del grande evento.

    Un’occasione imperdibile per rendere omaggio a un patrimonio immateriale che fa parte del percorso dell’umanità e che mira alla condivisione e alla collaborazione di tutte le località toccate dall’esploratore, in un clima di scambio e conoscenza.

    La storia dell’impresa è arrivata a noi grazie ai vivaci diari di bordo del vicentino Antonio Pigafetta, uomo di fiducia dell’esploratore portoghese e strenuo sostenitore delle sue gesta fino alla fine dei suoi giorni.

    Magellano, a dispetto dell’epica impresa dove si fece onore salvando numerose vite umane, venne licenziato dalla Corona portoghese nel 1514 perché accusato di aver intrattenuto commerci con i musulmani.

    Egli proseguì la spedizione con inesauribile perseveranza senza mai però portarla a termine.

    Il suo viaggio finì infatti nelle isole Filippine dove convinse il re dell’isola di Cebu e tutti i suoi sudditi a convertirsi al cristianesimo e a prestare giuramento al Re di Spagna; questo fatto scatenò una violenta rivolta che Magellano tentò di sedare con uguale decisione, trovando però la morte nel 1521 nella battaglia di Mactan.

    Dei suoi resti non si conosce tutt’ora la sorte, nonostante i tentativi dell’equipaggio di riscattarne le spoglie.

    L’impresa si concluse senza il suo capitano il 6 settembre 1522 con l’arrivo della sola nave superstite, la Victoria, a Sanlùcar de Barrameda dopo 2 anni, 11 mesi e 17 giorni e con un equipaggio ridotto ormai a soli 18 uomini, tra i quali il fido Pigafetta.

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