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    Colpo di stato in U.S.A.? Sì, ma… democratico, s’intende…

    Cari lettori, oggi porto alla vostra attenzione un argomento ignorato dai media, occupatissimi a distrarvi con raccontini di processi ultradecennali sulle ragazzotte di un ex primo ministro e canzoncine condite dalle tette di qualche sedicente influencer,  affinché, ignorando gli eventi che maggiormente impattano sulle nostre vite (ad esempio, non una sillaba sui segretissimi contratti plurimiliardari per acquistare veleni), i padroni del vapore possano portare avanti comodamente e senza farsi notare il loro spiacevole (per noi) lavoro… vi faccio un esempio: sicuramente avete notato che nell’ultimo anno l’inflazione ha gravemente eroso i nostri redditi, ossia restando questi ultimi quasi invariati, ma essendo molto aumentati i prezzi, in pratica è come se il nostro datore di lavoro ci avesse diminuito lo stipendio o ci avessero imposto di ridurre le tariffe dei nostri prodotti.
    E un motivo ci sarà, no…? Evidentemente qualcuno “colà dove si puote” ha combinato qualche pastrocchio, o involontariamente o più probabilmente volontariamente, e noi quaggiù stiamo a contare i centesimi ed a scrutare di malumore i numeretti che scorrono implacabili sulla colonnina del distributore di benzina o sullo schermo della cassa del supermercato.
    Per questi pastrocchi, sommati alla prosecuzione di uno sciagurato conflitto nel cuore di quell’Europa in cui fino a pochissimo tempo l’Unione Europea fa scioccamente si vantava di averli per sempre aboliti, mentre ora fa del suo peggio per prolungare quello in corso, incombe su di noi una recessione economica – come se tutto quello che abbiamo già subito non bastasse! – che Christine Lagarde, governatrice della Banca Centrale Europea, si affanna a definire “leggera”… ma è la stessa venditrice di fumo che mesi fa, all’unisono col suo collega cantastorie Powell della Federal Reserve statunitense, per incompetenza o malafede, o più probabilmente per entrambe, ci assicurava che l’inflazione sarebbe stata “temporanea”. Vedete bene, dunque, a cosa portano il nostro disinteresse e supina accettazione delle malefatte di questi personaggi da decine di migliaia di euro al mese, da cui io non mi fiderei a comprare un motorino usato.
    Sicuramente una delle principali cause dell’odierna inflazione è la quantità di moneta stampata e messa in circolazione negli ultimi anni dalla BCE e dalla Fed perseguendo una politica monetaria sconsideratamente espansionista per le pressioni dei politici incapaci di risolvere seriamente le crisi economiche da loro stessi create, che ora ci sta presentando il conto sommandosi agli inevitabili rincari di tutto, alimentati dall’aumento dei prezzi di petrolio e gas; del perché l’aumento della circolazione di moneta, senza un corrispondente aumento della disponibilità di beni e servizi acquistabili, fa impennare i prezzi creando inflazione, ho parlato in due articoli pubblicati da questo giornale a luglio 2018 e novembre 2021, ai quali per non approfittare dello spazio concessomi rimando chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. Fatta questa premessa sull’importanza di non trascurare i magheggi che combinano i padroni del vapore, perché poi siamo noi che li paghiamo e non loro, passiamo all’argomento del mese: l’incredibile marchingegno architettato negli Stati Uniti per aggirare la legge che fissa un limite all’ammontare del debito pubblico e permettere al governo di continuare a scialacquare, prospettando addirittura l’ipotesi di un colpo di Stato se un organismo di controllo vi si opponesse. Ma andiamo per ordine e cominciamo dall’inizio.
    Come finanziano i governi la spesa pubblica oltre che con le tasse, che però sembrano non bastargli mai…? Emettendo titoli di debito, cioè obbligazioni sulle quali gli Stati pagano interessi agli investitori per l’uso del loro denaro, in attesa di restituirgli il capitale alla scadenza pattuita: le emissioni più diffuse sono denominate BTP in Italia, o Bund in Germania, Gilts nel Regno Unito e Treasuries in USA. In quest’ultimo Paese il Tesoro ha recentemente superato il limite massimo di 31.400 miliardi di dollari di obbligazioni emettibili secondo la legge vigente e non può quindi emetterne altre – salvo qualora vi sia autorizzato dal Congresso, com’è chiamato il Parlamento statunitense – né per finanziare la spesa corrente né per pagare gli interessi sulle obbligazioni già in circolazione o per rimborsare quelle in scadenza, nel quale ultimo caso esploderebbe la bomba del default, cioè dell’insolvenza dello Stato. Dato il costante aumento della spesa del governo statunitense queste situazioni di stallo non sono infrequenti, e se in Congresso i partiti non si accordano su come finanziare la spesa gli uffici dell’amministrazione federale chiudono i battenti per mancanza di fondi, com’è già accaduto per 21 giorni nel 1995-96 sotto la presidenza di Clinton, per 16 giorni nel 2013 durante quella di Obama e per 35 giorni nel 2018-2019 sotto quella di Trump; ma finora i partiti hanno sempre finito per accordarsi approvando con una legge l’innalzamento del limite. Oggi però ci troviamo in una situazione straordinaria: senza entrare nel merito dell’opportunità o della giustezza degli aiuti statunitensi militari e di altro tipo all’Ucraina, oggettivamente si deve prendere atto che da circa un anno la spesa del governo di Biden per questi aiuti è letteralmente esplosa; non ho il tempo di calcolare il totale da capogiro di questi sussidi a Kiev, che del resto nel breve intervallo di tempo tra la redazione dell’articolo e la sua pubblicazione diverrebbe obsoleto, ma si tratta di decine di miliardi di dollari; chi volesse documentarsi può semplicemente digitare in internet (senza le virgolette e i trattini che io metto solo per comodità di lettura) le 3 parole chiave “aiuti – USA – Ucraina” e troverà amplissimo e aggiornato materiale da leggere e da considerare.
    Eppure la guerra continua, anzi non se ne vede la fine, e sembra una voragine senza fondo che inghiotte e brucia implacabile sempre nuove risorse, che però non sono illimitate, né attualmente possono più essere finanziate a debito emettendo altre obbligazioni. Per il momento il Segretario al Tesoro del governo Biden, Janet Yellen (già presidente sotto Obama della Federal Reserve, cioè della Banca centrale USA oggi diretta da James Powell), ha tamponato l’emergenza sospendendo e rimandando al futuro i versamenti ai fondi pensionistici dei dipendenti federali (che comunque prima o poi dovranno essere versati), liberando così temporaneamente la liquidità necessaria per coprire le spese correnti tra cui appunto le colossali sovvenzioni all’Ucraina; ma tra pochissimi mesi, quando anche questa liquidità si esaurirà, o quando il debito arretrato dello Stato verso i fondi pensionistici dei suoi dipendenti diventerà troppo ingente e non sarà prudente accumularne altro, il Tesoro si ritroverà alla casella di partenza, ossia per emettere altre obbligazioni dovrà chiedere l’autorizzazione del Congresso, che dopo le recenti elezioni di medio termine dello scorso novembre e la conquista repubblicana della Camera dei Rappresentanti è tutt’altro che sicura. Se ai governi chissà perché… hehehe…  ridurre la spesa è sempre sgradito, men che meno vi è disposto l’attuale governo statunitense, che oltre agli altri suoi usuali grattacapi in Ucraina è andato a infognarsi in un palude in cui non riesce né ad andare avanti fino all’estrema conseguenza di una guerra con la Russia (che Biden assolutamente non vuole, perché allora la Cina immediatamente salterebbe addosso a Taiwan, e gli USA non potrebbero sostenere due fronti tanto impegnativi e distanti tra loro), né ha il coraggio di ammettere “abbiamo sbagliato i calcoli, piantiamola qui che è meglio”. Cosa fare dunque…?
    Ed ecco allora il trucchetto fantastico per aggirare la legge che impone un limite all’emissione di debito pubblico: un marchingegno in realtà concettualmente non nuovo, perché nei momenti di difficoltà è periodicamente riesumato da alcuni genietti della Modern Monetary Theory o MMT, ossia come dice il nome una “teoria economica moderna”, che in sostanza per soddisfare le esigenze finanziarie degli Stati propugna la stampa illimitata di banconote – ossia praticamente di nuova carta straccia – da parte delle Banche centrali: secondo lo stratagemma, poiché la legge vieta al Tesoro statunitense di emettere nuovo debito, ma una leggina approvata nel 1997 per facilitare la vendita di emissioni commemorative ai numismatici gli permette di coniare monete metalliche, secondo i genietti si potrebbe coniare una moneta di platino (unico metallo a cui la leggina non impone il limite massimo di 50 dollari di valore nominale) da UN TRILIONE (= MILLE MILIARDI) di dollari e depositarla presso la Federal Reserve, che dopo averla messa in cassaforte aprirà a favore dell’emittente, cioè del Tesoro, una linea di prelievo di pari valore a cui il governo potrà attingere, ovviamente previa stampa dal parte della Fed della corrispondente quantità di banconote… ed ecco così realizzata la fantastica e inesauribile macchinetta stampasoldi che è il sogno di tutti i governanti. Di questa fantasmagorica moneta da 1.000 miliardi di dollari addirittura sono già stati coniati dei prototipi (ovviamente senza corso legale) venduti ai collezionisti.
    Quando ho letto questa roba, cioè l’ipotesi di “creare ricchezza” dal nulla stampando carta straccia anziché lavorando, ho strabuzzato gli occhi non riuscendo a credere che delle persone nel pieno possesso delle loro facoltà mentali potessero partorire una simile idiozia… eppure è sostenuta – però non so fino a che punto in buonafede – non da qualche ingenuo bambinetto delle scuole elementari ma da un giurista ed un economista di discreta notorietà per quanto abbastanza giovani (ma forse la notorietà è dovuta… come dire… ad un certo “allineamento”), tali Rohan Grey e Nathan Tankus, come potrete verificare (in inglese) digitando in internet, con le virgolette esattamente come le ho scritte io, le parole chiave “Rohan Grey” platinum coin e “Nathan Tankus” platinum coin. Ma non è tutto qui… purtroppo c’è dell’altro.
    Infatti se alla fine il governo, stretto nella tenaglia della mancanza di quattrini da una parte e della molteplicità delle spese presuntamente “incomprimibili” dall’altra, davvero decidesse di ricorrere alla magia di “creare ricchezza” facendo lavorare non le persone e le aziende ma le rotative, il problema da economico diventerebbe politico: in questo caso sicuramente il partito repubblicano ricorrerebbe alla Supreme Court, cioè al Tribunale costituzionale, adducendo l’incostituzionalità del sotterfugio della “moneta di platino” per aggirare doppiamente la legge, sia annullando l’indipendenza della Federal Reserve, perché se 1.000 miliardi di dollari non fossero ancora sufficienti per appagare la fame di soldi del governo, quest’ultimo potrebbe ripetere all’infinito il giochino coniando altre monete di platino da miliardi di dollari e trasformando di fatto la Banca centrale emittente in uno schiavo obbligato a stampare carta igienica… ooopppsss, volevo dire banconote… per soddisfare illimitatamente tutte le voglie dei politici… e se la mia conoscenza dei politicanti non m’inganna, penso di non sbagliare prevedendo che, avendo preventivamente a portata di mano la “soluzione”, le “esigenze” della spesa pubblica si moltiplicherebbero; e sia perché verrebbe ignorato e scavalcato il Congresso, al quale la legge attribuisce l’unica competenza in materia di debito pubblico emettibile.
    E logicamente, se com’è prevedibile la Supreme Court ammettesse il ricorso, e quindi vietasse alla Federal Reserve di accettare la monetissima di platino da 1.000 miliardi di dollari, la proposta dovrebbe considerarsi archiviata; ma non la pensano così Rohan Grey e Nathan Tankus, che interpellati alcune settimane fa su cosa si dovesse fare in quest’eventualità, hanno sostenuto la necessità di “ignorare il Tribunale costituzionale” e addirittura di “ordinare l’intervento dell’esercito” per costringere la Federal Reserve ad accettare la moneta di platino… cioè in pratica un colpo di Stato che esautori con la forza delle armi contemporaneamente il Congresso, il Tribunale costituzionale e la Fed.
    Infatti, argomentano i due geni economici e alcuni loro seguaci, poiché l’alternativa sarebbero l’impossibilità di far fronte agli impegni di spesa, e quindi l’insolvenza degli Stati Uniti, sarebbe giustificato usare la forza contro i “reazionari”… ed è impressionante che sia il giurista Rohan che l’economista Tankus semplicemente ignorino l’altra alternativa – in realtà l’unica sensata – della riduzione della spesa arbitraria dei politici, né riflettano che fatti così gravi, come l’occupazione manu militari della Federal Reserve ed un colpo di Stato per scavalcare il Congresso e il Tribunale costituzionale, non sarebbero tollerati da milioni di cittadini statunitensi contrari alla bislacca idea economicamente rovinosa, i quali verosimilmente reagirebbero alla violenza con la violenza. In conclusione: probabilmente il colpo di Stato invocato da Rohan e Tankus scatenerebbe una guerra civile, che evidentemente i fautori della moneta da 1.000 miliardi di dollari ritengono preferibile alla buona regola democratica, per cui il governo obbedisce alla volontà del parlamento eletto dal popolo…
    Ma scendendo dalle nuvole e tornando alla realtà, il problema economico impellente, come notavo all’inizio, è che in mancanza di un accordo in Congresso tra i partiti l’insolvenza è stata solo rinviata posponendo alcune spese non urgenti, come i versamenti ai fondi pensionistici dei dipendenti pubblici, ma prima dell’estate il nodo tornerà al pettine, e i rapporti avvelenati non solo tra democratici e repubblicani, ma anche tra le loro correnti interne, potrebbero far diventare possibile l’impensabile… quante volte nell’ultimo paio d’anni purtroppo abbiamo dovuto constatare che l’incredibile è diventato realtà…? Ai lettori che volessero approfondire l’argomento della monetissima di platino suggerisco di digitare in internet (senza virgolette né trattini, che io qui inserisco per comodità di lettura) le parole chiave “moneta – platino – Fed”, e poi tutte le altre parole interessanti che via via incontreranno durante la lettura.
    Di tutto ciò in Europa, affaccendata in tutt’altre faccende e dove sfortunatamente non vigono limiti alle emissioni di obbligazioni per finanziare il famelico indebitamento dei governi, praticamente non si parla, ma se in USA le cose prendessero la piega di cui ho appena parlato, l’eco mondiale sarebbe enorme e anche nel nostro continente si ringalluzzirebbero i fautori della MMT, mandando in sollucchero i governi spreconi, a cui non sembrerebbe vero di scimmiottare ANCHE IN QUESTO gli Stati Uniti per continuare a spendere e spandere a debito ancora più di quanto rovinosamente stanno già facendo… tanto un giorno qualcuno pagherà, o più probabilmente la malizia dei politici cercherà di ridurre con l’inflazione il valore reale del debito pubblico da loro stessi creato spendendo e spandendo, tanto il conto lo pagheranno gli sventurati cittadini con la distruzione del potere d’acquisto dei loro redditi e risparmi.
    Chiudo con l’elementare osservazione che far circolare più carta igienica… cioè, volevo dire più banconote… non aumenta con un colpo di bacchetta magica la disponibilità di beni e servizi, i cui prezzi, restandone invariata la quantità, per una naturale dinamica tenderanno a salire per mantenere l’equilibrio tra denaro circolante e beni e servizi acquistabili; mettere in circolazione denaro non creato dal lavoro, ma troppo semplicemente dall’azionamento di rotative, può solo creare inflazione che distrugge stipendi e risparmi, come appunto purtroppo stiamo sperimentando da qualche tempo… e nemmeno è difficile da capire, come insegna una vecchia massima economica, che per ogni reddito percepito da chi non lo produce c’è sempre qualcun altro che lo produce senza percepirlo; il resto è solo fuffa politica, arzigogolata per chi se la beve.
    Francesco D’Alessandro

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