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    Il 24% delle aziende create negli ultimi 5 anni nelle Isole Canarie ha cessato di esistere

    Il 24% delle imprese avviate negli anni 2017-2021 nelle Isole Canarie ha già cessato l’attività, secondo lo Studio sulla mortalità delle imprese realizzato da Informa D&B.

    In questo periodo, nelle isole sono state create 17.082 imprese e sono state costrette a chiudere più aziende che in tutta la Spagna.

    Le Isole Canarie superano di quasi 4 punti la Spagna nel suo complesso, dove negli ultimi cinque anni sono state create 458.314 imprese, di cui il 20% ha cessato l’attività.

    La direttrice degli studi di Informa D&B, Nathalie Gianese, ha sottolineato che se si analizzano le cancellazioni aziendali tra le imprese create negli ultimi cinque anni, solo lo 0,07% delle aziende ha fatto ricorso a procedure fallimentari, il che dimostra la scarsa efficienza del sistema appena riformato.

    Il tasso medio di cessazione in questo gruppo di aziende in questi cinque anni è del 20%, ma raddoppia tra le aziende costituite nel 2017 e nel 2018, quando raggiunge rispettivamente il 46% e il 40%.

    Secondo Gianese, questo significativo aumento della mortalità aziendale a tre anni di età potrebbe essere una conseguenza della pandemia, visto che si registra un salto dall’8% al 40%.

    In termini di attività delle imprese non più attive, l’industria tessile e i servizi di ristorazione (nell’ambito dell’industria alberghiera e del catering) sono i più colpiti, con il 26% e il 24% delle imprese avviate in questi cinque anni.

    Dall’altra parte, l’amministrazione, con il 5%, e l’intermediazione finanziaria, con poco più dell’11%.


    Per quanto riguarda le regioni autonome, quelle con la percentuale più bassa di aziende inattive sono l’Aragona, con il 17%, e La Rioja e l’Estremadura, entrambe vicine al 16%.

    Nella categoria delle piccole imprese, il tasso di cessazione raggiunge il 23% e nelle microimprese il 21%, mentre nelle grandi imprese non raggiunge il 20% e nelle medie imprese si attesta al 13,5%.

    In termini di capitale investito nella creazione di queste aziende, l’inattività diminuisce all’aumentare del capitale, dal 22% nella fascia da 3.000 a 6.000 euro all’8% in quelle che superano i 3 milioni di euro.

    Informa precisa che, dato il basso numero di aziende che dichiarano ufficialmente di aver cessato l’attività, per questo studio sono state conteggiate come cessazioni stimate situazioni quali il mancato rispetto dell’obbligo di pubblicazione dei bilanci, l’irreperibilità, la possibile inattività o l’inattività secondo le proprie fonti.

    Ugo Marchiotto

     

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