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    I migranti sulla rotta delle Canarie aumentano del 25%: sono ormai quasi 10.000 quest’anno

    Il flusso di persone attraverso l’arcipelago continua senza sosta e c’è il rischio che si ripeta la crisi umanitaria del 2020 entro la fine dell’anno.

    A metà anno, il governo centrale ha fatto un’inversione di rotta rispetto alla sua tradizionale posizione sul Sahara occidentale.

    L’intenzione, come è stato poi rivelato, era quella di avvicinare il Marocco alla sua posizione e facilitare questioni di vecchia data, come l’aumento dell’immigrazione dal Marocco o, in seguito alla guerra in Ucraina, la possibile fornitura di carburante a un prezzo competitivo.

    Tuttavia, un rapporto di Frontex, l’autorità europea incaricata della sorveglianza e del controllo delle frontiere, rileva un’evoluzione eterogenea all’interno del territorio spagnolo: gli arrivi irregolari attraverso il Mediterraneo – comprese Ceuta e Melilla – sono diminuiti del 25% nei primi sette mesi dell’anno, mentre nelle isole Canarie sono aumentati del 25%.

    Nell’ambito della collaborazione Madrid-Rabat, è aumentato il numero di imbarcazioni precarie che lasciano il continente vicino e che vengono trattenute dalle autorità del Regno di Mohamed VI.

    In particolare, secondo le informazioni delle autorità riportate dal quotidiano El País, nel 2021 il Marocco ha fermato il 19% delle persone che cercavano di raggiungere le coste dell’isola, mentre ora questa percentuale è del 25%.

    Si tratta di un leggero miglioramento dei controlli alle frontiere, anche se la Spagna ha adottato misure importanti per garantire che questa cifra sia ancora più alta, compreso un investimento di 500 milioni di euro da parte dell’Unione Europea.

    Secondo Frontex, nell’area del Mediterraneo occidentale sono note 6.434 persone che hanno viaggiato in modo irregolare, ovvero il 25% in meno.


    Nel Mediterraneo centrale, 42.249 (+44%).

    Nel Mediterraneo orientale, 22.601 (+133%).

    Nei Balcani, 70.770 (+205%).

    Nelle Isole Canarie, 9.461 (+25%).

    Sono proprio questi dati a ricordare l’ultima crisi dei “cayucos” che si è verificata nell’arcipelago nel 2020, in concomitanza con la pandemia.

    La malattia ha messo ancora più a dura prova la vita nei Paesi in via di sviluppo e ha spinto migliaia di persone a cercare un futuro migliore in Europa, utilizzando le Isole Canarie come ponte.

    In quel periodo sono stati registrati l’arrivo di 23.000 migranti e 600 morti.

    Ora i fattori sono diversi, ma anche sfavorevoli: il conflitto nell’Europa dell’Est ha riportato l’instabilità in Africa a causa della mancanza di alcuni prodotti alimentari, soprattutto il grano.

    Bina Bianchini

     

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