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    Sciami sismici su La Palma potrebbero continuare a causa del “degassamento”

    I terremoti, con un massimo di magnitudo 3, sono stati localizzati principalmente a Mazo e Fuencaliente.

    L’Istituto Vulcanologico delle Canarie (Involcan) colloca l’attività sismica, di oltre 60 terremoti registrati durante il giovedì nei comuni di Mazo e Fuencaliente, all’interno del processo di degassificazione che sta avvenendo, lo stesso che condiziona il ritorno nei quartieri di Puerto Naos e La Bombilla.

    “I fluidi idrotermali continueranno a fuoriuscire verso l’esterno grazie all’esistenza di un serbatoio magmatico abbastanza grande, con tonnellate di anidride carbonica e zolfo accumulate nel sottosuolo”, ha spiegato Luca D’Auria, direttore dell’Area di Sorveglianza Vulcanica di Involcan.

    Sotto il sottosuolo, nel serbatoio magmatico, potrebbero esserci tonnellate di anidride solforosa e CO2, ma non è associato a un pericolo di riattivazione del vulcano o di nuove eruzioni.

    I terremoti, con una magnitudo massima di 3, sono stati localizzati principalmente nei comuni di Villa de Mazo e Fuencaliente.

    Lo stesso presidente del Cabildo, Mariano Hernández Zapata, ha invitato alla calma dopo questo nuovo sciame sismico, anche se ha riconosciuto che “non è facile dopo quello che è successo sentire la terra muoversi di nuovo”.

    Hernández Zapata ha sottolineato che “gli scienziati ci dicono che non dobbiamo temere una possibile eruzione”.

    In particolare, l’Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie (Involcan) ha riferito che lo sciame di 60 eventi sismici a lungo periodo registrati durante le ultime ore non riflettono un processo di intrusione magmatica, ma piuttosto il rilascio di fluidi termici causato dal raffreddamento della camera magmatica.


    “Il vulcano di La Palma potrebbe aiutare a svelare il mistero sulle cause e i processi del collasso vulcanico”, dice l’IPNA-CSIC (Instituto de Productos Naturales y Agrobiología-Consejo Superior de Investigaciones Científicas).

    Il dottor Pablo J. González sottolinea nella prestigiosa rivista Science che la comunità scientifica deve andare avanti per migliorare il riconoscimento dei potenziali modelli associati al rischio vulcanico.

    Molti vulcani sulle isole oceaniche, spiega l’IPNA-CSIC, “crescono a tassi straordinariamente veloci, in termini geologici”.

    Questa “rapida crescita dei vulcani li rende vulnerabili all’effetto della gravità e finiscono per collassare”.

    Egli chiarisce che “questi fenomeni colossali si verificano solo molto distanziati nel tempo, ogni diverse decine o centinaia di migliaia di anni”.

     

     

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