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    UN RISVEGLIO DI COSCIENZA

    Punto fisso di salvataggio marittimo nel nord di Tenerife

    Mancavano pochi mesi alla fine del 2019, da lì a poco gli avvenimenti mondiali legati alla pandemia avrebbero distolto l’attenzione da quelli locali.

    Ma il nord di Tenerife, in particolare le cittadine de La Orotava e del Puerto de la Cruz, visse momenti drammatici per tre lunghissimi giorni.

    Una tragedia pose in netta evidenza la mancanza di mezzi per  un recupero in mare.

    La caduta accidentale di un giovane ragazzo dalla scogliera, in un punto notorio del Puerto de la Cruz, ha lasciato in shock per giorni comunità intere, amici e familiari.

    Il caso è noto alla cronaca: un giovane militare, Ale, passeggia con la sua fidanzata per Los Roscos dei Martianez, cade tragicamente in mare perdendo poi la vita tra le onde.

    L’evento mette in cruda evidenza l’inefficacia di una logistica che vede la collocazione di mezzi di soccorso lontani dalla zona nord di Tenerife.

    Nè una motovedetta, solo un elicottero che parte da Santa Cruz ma nessuna motovedetta presente per ore e in arrivo nessun soccorso.


    L’elicottero riesce a riscattare la fidanzata di Ale ma nonostante lei indicasse il punto dove si trovava il ragazzo nessun mezzo era lì per riscattarlo. Impotenza totale.

    La madre del ragazzo, Natalia Gonzalez, armata di tutto il coraggio che si può, durante gli anni in cui l’evento è passato in secondo piano rispetto a tutto il resto, non ha mai smesso di rivendicare il diritto ad una unità di salvamento marittimo nel Puerto de la Cruz.

    Su una piattaforma digitale presto raccoglie più di 40.000 firme per chiedere un postazione fissa di soccorso marittimo.

    Il caso negli ultimi giorni è tornato alla ribalta per la proposta a nome di Natalia avanzata dalla congressista, portavoce di Coalicion Canaria, Anna Oramas della una unità fissa richiesta al ministero di trasporto.

    Si tratta ovviamente di una mozione istituzionale e per tanto condivisa da tutta Coalicion Canaria.

    La richiesta avanzata davanti a ignari spettatori ha suscitato la stessa impattante incredulità che la madre suscitó in una spontanea manifestazione nella zona martianez un anno fa.

    Una impattante chiamata alla coscienza, alla responsabilità della vita in una isola, in una zona turistica e peschiera sprovvista di soccorso marittimo. Una presa di coscienza della realtà.

    Incontrata Natalia, amica di chi scrive, (una amicizia nata accompagnando i rispettivi figli nella stessa scuola, nella stessa classe) parliamo con lei delle difficoltà di portare avanti la richiesta di qualcosa che si percepisce immediatamente come esigenza necessaria.

    Anzi in realtà la cosa ha lasciato sorpresi molti. Per la prima volta infatti si è capito che l’isola dispone solo di tre imbarcazioni predisposte al riscatto, tre per tutta una isola e queste sono collocate rispettivamente a  Santa Cruz de Tenerife (est), Playa San Juan, municipio di Guía de Isora (ovest) e a Los Cristianos, municipio di Arona (sud).

    Non occorre essere un genio per rendersi conto che manca il nord in questa ripartizione, né tantomeno sommamente intelligente per capire l’insufficienza numerica e la dislocazione poco fortunata che penalizza zone soggette a correnti forti dove il fattore tempo è determinante alla ora di salvare vite in mare.

    Contattato Alexis Pacheco, alla epoca dei fatti responsabile del settore costa, ci ha chiarito l’aspetto del soccorso stabilito però sulla spiaggia. 

    Questo perché le competenze in materia di soccorso marittimo in acqua dipendono dal Cabildo di Tenerife, sempre ambiguo nella gestione della vicenda e sempre reticente al momento di chiarimenti.

    Quello che hanno potuto fare è dotare alcune spiagge di tutta la sicurezza possibile, seguendo l’autorità del comune di appartenenza.

    Così lungo le spiagge de la Orotava troviamo soccorsi da spiaggia presenti sul posto coadiuvanti il soccorso della croce rossa.

    Noi italiani abituati alla presenza dei guardia costa sappiamo che il soccorso marittimo è gestito appunto dal ministero dei trasporti e dalla marina militare, ma ogni forza militare dispone dei mezzi, come motovedetta ed elicottero per un primo ausilio qualora dovessero verificarsi sinistri marittimi.

    Le forze sono dislocate per tutto il perimetro costiero della nazione.

    Non c’è effettivamente un tramo scoperto, sprovvisto di soccorso.

    Appare quindi amaramente sorprendente che una organizzazione del genere non sia vigente lungo tutta l’isola che da costa è formata.

    Non solo la zona nord è la zona più trafficata essendo zona peschiera ma è la zona turistica con “acantilati”, rocce e strapiombi, spiagge soggette a maree alte e correnti marine un po’ più pericolose che altrove.

    Agghiacciante poi considerare che un incidente, un’avaria una caduta possa tradursi in certezza di morte perché i soccorsi sono lontani, pochi e magari già occupati in altre emergenze.

    Al problema numerico si aggiunge quella della manutenzione dei mezzi totali a disposizione e il loro spostamento che in casi arriva ad essere più di un’ora lontano dal luogo per cui si richiede l’intervento.

    Un’ora in mare in balia delle onde può significare certezza di morte.

    A non essere ben delineate non sono solo le responsabilità sul caso ma anche le competenze.

    Nell’immediatezza della tragedia è stata avvertito il 112, un elicottero è volato da Santa Cruz, ma mancavano le motovedette.

    Natalia ha avanzato due procedure parallele una è la denuncia per mancato soccorso, per negligenza, e l’altra è la proposta avanzata a la Consejeria di Sicurezza del Governo di Canaria di un posto fisso permanente di salvataggio marittimo. 

    Il numero di adesioni alla proposta dimostra la convergenza del sentimento e dell’opportunità ragionata di pretendere un soccorso marittimo.

    Per mesi e per tutti questi due anni, nei quali la tenacia di Natalia non è mai venuta meno, con una inimmaginabile dolore per la perdita del giovane figlio, militare, forte e promettente ragazzo, Natalia si è vista costretta a dover lottare per un diritto che si considera ovvio: pretendere una postazione di salvataggio marittimo.

    Nonostante le difficoltà, l’attenzione sul caso è stata mantenuta viva su tutti i social.

    Ma nonostante le manifestazioni, la vicinanza di gente anonima e quella di poche istituzioni, nessuna tavola rotonda è stata convocata sul tema, nessun programma avviato, eppure sul sito nelle pagine di “Salvamento marittimo”compaiono i progetti per il miglioramento, la difesa e la protezione marittima.

    Agende triennale, piani di sviluppo, ma nessuno di questi contempla un avamposto di primo soccorso marittimo.

    Cosa è salvamento marittimo, cosa dice di se stesso salvamento marittimo nella pagina web del ministero: “

    La nostra missione è specificatamente sancita dall’articolo 268 del Testo Unico della Legge sui Porti dello Stato e la Marina Mercantile (approvato con Regio Decreto Legislativo 2/2011, del 5 settembre 2011), che stabilisce come oggetto della Società il provvedimento di servizi:

    • Recupero di vite umane in mare

    • Prevenzione e lotta all’inquinamento dell’ambiente marino

    • Fornitura di servizi di monitoraggio e assistenza al traffico marittimo, alla sicurezza marittima e alla navigazione

    • Rimorchio e barche ausiliarie

    • Quelli complementari a quanto sopra

    Tutti questi servizi hanno lo scopo di tutelare la vita umana in mare, la fauna marina animale e vegetale, e questo può essere riassunto in una frase che definisce la ragione d’essere e identifica, in modo sintetico e facilmente ricordabile, il servizio pubblico erogato: PROTEGGI LA VITA IN MARE.

    La Spagna ha un perimetro costiero di quasi 8.000 chilometri e l’area di responsabilità del soccorso spagnolo si estende su un’area marina di un milione e mezzo di chilometri quadrati, che equivale a tre volte il territorio nazionale. Questa superficie totale è suddivisa in 4 zone: Atlantico, Stretto, Mediterraneo e Isole Canarie. Maritime Rescue mantiene stretti rapporti di cooperazione e coordinamento con i servizi di soccorso dei paesi limitrofi.

    E quali i mezzi a disposizione:

    Sembrava come che la triste vicenda dovesse concludersi nel nulla ed essere ridotta ad una esperienza di dolore personale e privato.

    Invece 40.000 firme sulla piattaforma digitale change.org e l’ultima presa di posizione della deputata Anna Oramas hanno dato una svolta al muro di ostruzionismo sollevato dal cabildo di Tenerife.

    La petizione portata davanti al congresso ha messo davanti alla coscienza di tutti l’assurdità del vuoto protettivo al nord dell’isola.

    I mezzi attualmente disponibili si trovano lontani dalla costa perché la volontà politica è quella di dare precedenza al salvataggio degli immigranti per cui il rischio è quello di non essere neanche disponibili nel nord di Tenerife qualora dovessero riscattare qualcuno o salvare dalla difficoltà qualcun altro, nel gergo tecnico in occasione di sinistri marittimi, che racchiude come si sa tutta la casistica dei probabili incidenti che possono occorrere in mare.

    Si richiede una postazione di salvataggio marittimo che si occupi dalla costa fino ai limiti delle aree SAR, le aree di competenza spagnole nei mari per la gestione di riscatto e sicurezza.

    Nella giornata del 24 febbraio decido di preparare l’articolo e chiamo Natalia per una intervista, il congresso avrebbe approvato la petizione, ma forse no.

    Alcuni partiti pensano di apportare emendamenti, la cosa potrebbe rallentare l’approvazione, non solo, anche rinviarla a data da destinarsi e rendere sempre più complicato questo intricato passaggio di responsabilità.

    Il muro di gomma nel quale Natalia si è scontrata più volte non lasciano sperare tanto, però arriva il finale. Lieto? Ovvio.

    Come ovvia era l’esigenza. All’unanimità viene finalmente approvata la costituzione e collocazione di una unità di posto fisso di salvataggio marittimo nel nord di Tenerife.

    I partiti ritirano gli emendamenti e per come proposto il ministero di trasporto mobilità e agenda urbana autorizzerà un posto di salvataggio avente a disposizione una motovedetta adibita a riscatto, per ottimizzare i tempi di un primo ausilio.

    ‘Il 5 ottobre 2019 Alejandro Torres González, un ragazzo di 23 anni cade in mare nella zona Los Riscos de Martiánez, del Puerto de la Cruz.

    Dopo che la sua compagna lancia l’allarme scatta il protocollo di riscatto, si alza in volo l’elicottero del gruppo di emergenza e salvataggio del Governo di Canaria; dall’elicottero recuperano la ragazza che disperatamente segnala il punto dove recuperare Ale.

    Nessun altro mezzo accorre alla zona di riscatto, Ale si perde nel mare, per come testimoniano i presenti, impotenti, sulla costa.

    Dopo tre giorni il corpo senza vita venne ritrovato nel mare del Puerto de la Cruz’.

    “Non si può cambiare ciò che passò, però sì, si può cambiare ciò che sarà da ora in poi”.

    Ripeti sempre questa frase e a questa responsabilità hai richiamato le autorità.

    Onore alla tua forza Natalia

    Giovanna Lenti

     

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