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    SPIGOLATURE: Chiedo perdono

    Auguste Rodin. Le porte dell’inferno. Incompiuto – 1880-90

    Chiedo perdono

    Succede che qualcuno ci faccia un torto, comunque del male; ci abbandona, ci ruba delle cose, ci calunnia, ci colpisce con un pugno, in altre parole ci danneggia nello spirito o nel fisico, ingiustamente.

    Quando poi succede che questi si ravvedono, capita che chiedono scusa e pensano che se vengono perdonati, il loro fare, il loro “peccato” è cancellato, estinto.

    Quando qualcuno mi chiede scusa, io gli dico che non ho il potere divino di perdonarlo, che si perdoni da solo se crede, se la veda lui con la sua coscienza e, credetemi, se mi prende sul serio, non se la vive bene questa cosa.

    Anche noi, alle volte, chiediamo scusa e ci riteniamo assolti, oppure non ci ricordiamo più dell’offesa commessa e tutto sembra svanire.

    Alle volte non ci rendiamo neanche conto di aver umiliato o rattristato qualcuno, o forse ci pareva una cosa minima, marginale e non focalizzavamo invece il danno provocato.

    Abbiamo ammirato una bella ragazza mentre passeggiavamo con la moglie?

    Una cosa banale, certo, ma ci siamo chiesti se abbiamo provocato una caduta triste e dolorosa sulla autosicurezza della nostra compagna?


    Abbiamo abbandonato un animale perché dovevamo fare un viaggio?

    Beh, certo se la caverà, abbiamo pensato!

    Abbiamo litigato e trattato male i genitori, li abbiamo umiliati, ma poi abbiamo cancellato il senso di colpa chiedendo scusa.

    Abbiamo rubato, seppur solo una matita, al nostro compagno di scuola, abbiamo maledetto e urlato qualcuno che ci ha tagliato la strada…

    Abbiamo fatto stare male gli altri, migliaia di volte, in molte occasioni, rendendocene magari conto e poi chiedendo scusa oppure facendo finta che fossero offese banali, da non considerare.

    Bene, ora spostiamoci all’attimo dopo che siamo morti, dove pare che dobbiamo rendere conto del bene e del male fatto.

    Non sappiamo come sarà, ma facciamo finta che sia proprio così.

    Ma attenzione!

    Non potremmo più mentire a noi stessi!

    Non possiamo far finta di niente, dimenticare o rimuovere o giustificarci, dobbiamo vedere e sentire la sofferenza provocata, anche quella dei gesti dimenticati!

    Sofferenza e malessere che diventano quindi i nostri da scontare, quelli a cui non possiamo chiedere scusa, ma da sentire dentro, forse in eterno.

    Non è semplice immaginare questa possibilità, soprattutto perché ora non ci rendiamo conto di cosa abbiamo provocato con le nostre azioni.

    Ma statene certi che il dolore è un’entità reale che ci aspetta al varco.

    Andrea Maino

    Auguste Rodin. Le porte dell’inferno. Incompiuto – 1880-90

     

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