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    La favola di Pino

    L’albero di Natale è di pino e si allestisce accanto al Presepe di Gesù Bambino

    La giornata primaverile ha reso lo spirito giovanile e ha messo a mio aggio l’avvistar  del paesaggio.

    Giù il mare che bacia l’insenatura, in alto di bianco veste l’altura.

    Mancano tanto i bacini dei miei nipotini a causa del nemico invisibile che è ancora invincibile.

    IO RESTO NELL’ORTO, impugno la zappa dal manico corto, fiducioso e sereno preparo il terreno per il prossimo raccolto; anche se qualcuno, data l’età, mi prende per stolto.

    Per essere ai miei bimbi  più vicino ho inventato e scritto la favola di Pino. Immergerli nel mondo dell’ingenuità è salutare alla crescita della giovane età, soprattutto in questo periodo di negatività necessitano di  dolcezza e serenità. Le favole, per la lieta fine misteriosa sistemano ogni cosa.                                                                                                                      

    Nel castello governato da un regnante/affetto da un male incurante/dimorava un poverello/che ogni giorno usciva dal castello/per procurare una radice al signore/ ed alleviarlo dal malore/in cambio di alcuni avanzi/scarti dei succulenti pranzi/.


    Il poveretto prima di Natale/fu colpito da un brutto male/la moglie e due bambini/restarono a digiuno poverini/. Giuseppino che aveva sei anni/volendo risolvere gli affanni//il giorno prima della Festa/si recò nella foresta/nonostante il tanto impegno/trovò soltanto legna/.

    Le giornate d’inverno son corte e traditrici/e il bimbo stanco non trovò le radici/ sotto un albero si accasciò  il bambino/ e mise la legna raccolta per cuscino/.

    Quella notte vi fu la nevicata/e l’albero dal carico si è inclinato/i rami crearono il vuoto come un cassonetto/tenendo al riparo il poveretto/.

    Per il freddo della nottata/la neve diventò ghiacciata/sull’albero si formarono pezzi di cristallo/come fossero sfere di metallo/.

    L’alba con il suo splendore/lo irradiò di un gran bagliore/.

    Dai suoi rami illuminati/gli animali furono attirati/costoro sono privi di ragione/ma il loro istinto comprende ogni situazione/coscienti che quel bagliore/fosse un segno del Signore/.

    Ognuno sotto l’albero porta/ciò che aveva come scorta/: lo scoiattolo le noccioline/la radice il cinghialino/il miele l’orsacchiotto/la cicogna il bergamotto/.

    Poi da lontano il gran vociare/tutti: Pino, Pino a gridare/era la gente in cammino/alla ricerca del bambino/anche la popolazione/grazie a quello splendore/ritrovò il bimbo asciutto e arzillo/scattante come un grillo/che stava mettendo i doni nel cestello/da portare a suo fratello/e la radice medicante/da portare al regnante/.

    E’ così che accanto al Presepe di Gesù Bambino/si affianca l’albero illuminato di pino/e non si mangia carne per devozione/alla Natività e alla Redenzione/.

    Il perché di tanto rigore/giacché gli animali sono alleati del Signore/.

    Antonio Monte da Varazze

     

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