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    I lavoratori che rimarranno in ERTE dopo l’estate avranno solo il 50% del loro stipendio

    I sindacati si incontreranno per affrontare il nuovo ampliamento dell’ERTE.

    I sindacati fanno pressione per evitare tagli alle prestazioni e i datori di lavoro spingono per mantenere le esenzioni.

    I benefici dei lavoratori che sono ancora in ERTE, da quando è scoppiata la pandemia di Covid-19 lo scorso marzo, saranno notevolmente ridotti a partire da settembre.

    Questo perché l’attuale regolamento stabilisce che sei mesi dopo il pagamento della prestazione, essa sarà inesorabilmente ridotta.

    In particolare, il Servizio statale per l’impiego (SEPE) avverte che l’importo della prestazione durante i primi 180 giorni corrisponde al 70% della base regolamentare, ma dal giorno 181 diventa il 50%.

    Una riduzione che interesserà tutti i lavoratori che sono rimasti in un ERTE da quando è stato attivato lo stato di allarme.

    Settembre sarà il settimo mese di ERTE per molti di coloro che non hanno ancora potuto tornare al lavoro a causa della crisi e, di conseguenza, passeranno dal ricevere il 70% della base regolamentare (che non corrisponde esattamente allo stipendio, ma alla media delle basi contributive dei sei mesi precedenti l’ERTE) al 50%.

    La riduzione non è banale e ha fatto scattare l’allarme nei sindacati, che chiederanno ai Ministeri del Lavoro e della Previdenza Sociale di non tagliare gli importi delle prestazioni nei prossimi mesi e fino alla fine dell’anno.


    Per i sindacati, è una condizione necessaria per raggiungere un accordo sulla nuova estensione dell’ERTE che i beneficiari (ci sono ancora circa 800.000 lavoratori – in Spagna – interessati da queste procedure e la maggior parte di loro proviene dalle prime settimane dello stato di allarme) siano mantenuti agli importi attuali.

    Questo sarà il nuovo cavallo di battaglia di UGT e CCOO nei negoziati con il governo che saranno lanciati tra pochi giorni per determinare fino a quando e a quali condizioni questi meccanismi salvavita occupazionali potranno essere estesi.

    Il 4 settembre i sindacati parteciperanno a un incontro ufficiale a Maiorca, epicentro del colpo economico senza precedenti che ha ricevuto il turismo nazionale.

    Anche se le fonti del dialogo sociale rivelano che i contatti sono già in corso in questi giorni – lo stesso Segretario Generale dell’UGT, Pepe Álvarez, ha parlato ieri di “principio di accordo”, ma solo dopo le vacanze i Ministri del Lavoro, Yolanda Díaz, e della Sicurezza Sociale, José Luis Escrivá, incontreranno i presidenti delle associazioni dei datori di lavoro CEOE e Cepyme, Antonio Garamendi e Gerardo Cuerva, e i Segretari Generali dell’UGT e CCOO, Pepe Álvarez e Unai Sordo.

    I sindacati insisteranno per mantenere gli importi delle prestazioni, cosa a cui il Ministero del Lavoro potrebbe essere aperto, secondo le fonti del dialogo sociale, mentre i datori di lavoro si concentreranno sulle esenzioni dai contributi sociali, che sono già state progressivamente ridotte da marzo e che considerano essenziali per restare a galla.

    Un altro punto di conflitto, come nelle precedenti trattative, sorgerà nel determinare se le condizioni favorevoli del ERTE debbano essere estese, sia per le imprese che per i lavoratori, in tutti i settori o solo in quelli più colpiti dalla crisi sanitaria, come quelli legati al turismo, all’industria alberghiera o ai trasporti.

    Inizialmente, l’idea dell’Esecutivo è di dare priorità a quelle attività che mostrano un ritmo di riattivazione più lento, soprattutto con le nuove restrizioni imposte per fermare la rinascita, anche se sia i datori di lavoro che i sindacati insistono che l’estensione dovrebbe essere universale per evitare discriminazioni e perché molti settori sono interconnessi.

    In questo senso, le fonti del dialogo sociale prevedono due diversi scenari: un’estensione universale fino alla fine dell’anno e il mantenimento di alcune condizioni favorevoli per l’ERTE in settori come il turismo fino al primo trimestre del 2021, in coincidenza con l’inizio della Pasqua.

    Nel “Patto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione”, il Governo si è impegnato con i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali a esplorare la transizione verso un “modello permanente” di “contributo condiviso”, al fine di consolidare il ruolo dell’ERTE “per l’adeguamento della nostra economia, in linea con gli altri Paesi europei, proteggendo il tessuto produttivo, l’occupazione e i lavoratori in un quadro di maggiore sicurezza giuridica, minore vulnerabilità e volatilità e maggiore contributo alla stabilità economica”.

    Bina Bianchini

     

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