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    SPIGOLATURE Luglio: … mi fai amico?

    Keith Haring, the Submarine, anni ’80

    … mi fai amico?

    amicìzia s. f. [dal lat. amicitia, der. di amicus «amico»].

    Vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima.

    Io ho molti amici che frequento di persona o in maniera epistolare.
    Con alcuni ho contatti frequenti, con altri ci vediamo a volte dopo anni; ma nulla o poco cambia nel nostro rapporto.
    Ognuno ha un suo carattere particolare, che per lui è perfetto, che lo fa cioè vivere bene nel mondo come lo vede la sua mente.
    Questi sono per me come una lettura di brevi storie, a volte romanzate, sempre diverse come vivande di un pasto sontuoso.

    C’è chi, appena dico una cosa che ritiene sbagliata, m’inchioda con un monologo di un’ora: per mezz’ora espone la sua convinzione, nell’altra mezz’ora mi condanna.
    Ci sono i diffidenti e altri che pensano che sia io il diffidente.
    E poi conosco chi difende la sua posizione di leader e non sopporta di perdere l’attenzione.

    Ho anche alcuni amici saccenti e supponenti e altri come esseri mitologici col corpo da uomo e la testa di ca..o.

    C’è chi mi snobba o chi è convinto che gli possa risolvere i problemi; chi parla male degli altri e chi crede a chi parla male di altri.

    Poi ci sono quei simpaticoni di bipolari, e chi pensa furbescamente di approfittarne di me, che poi sarebbero quelli che non capiscono chi sono.

    E non lo capiranno mai.
    Chi equivoca sempre e chi salta di matto; chi capisce Roma per toma; chi male intende e peggio risponde.


    Ci sono poi quelli più assidui di una mamma, più costanti di un mal di denti, più perseveranti di un amore folle, più accaniti di un’infezione, più sistematici di un serial killer, più ininterrotti del passare del tempo, più inevitabili del traffico sulla tangenziale, più presenti di un oggetto indesiderato, più riconoscibili di Che Guevara, più obbligatori delle tasse, più sfinenti di un’emorragia, più astuti della CIA nel rintracciarti, più incessanti di Barbara D’Urso, più molesti di un ufficiale giudiziario.
    E altri ancora inevitabili, trasfiguranti, mutanti, più temibili del dona ferentes, e poi quelli che appaiono e non scompaiono, spacciatori di dosi di monotonia, assedianti come gli Achei, resistenti come la puzza, curiosi come un dittatore, umani come un sasso, rispettosi come le zanzare, instancabili come il mare, spregevoli come l’ignorante, amabili come la colla, mutanti come Tiramolla, avvilenti come un tacchino, mortificanti come un Vespasiano, inaccettabili come l’invidia, inconsapevoli come Biancaneve.
    Alcuni anche rompi..glioni.

    Tutto questo succede oggi, poi alle volte mutano, prima o poi.

    Perché li considero comunque amici?
    Ebbene questi continuano a esserlo perché l’insegnamento che ne traggo è senza eguali!
    Senza eguali.
    Un insegnamento illuminante e continuo per vedere il mondo in tutte le sue variabili, come se diventassi contemporaneamente esperto zoologo, botanico, esperto di mineralogia, di chimica e fisica, di quantistica, meteorologo, geologo, astronomo, esperto di biologia, di matematica, di etica, di gnoseologia…
    Un’eruzione vulcanica la puoi temere ma a me garba osservarla e rimanerne affascinato dai colori, dalla potenza e perché no, anche dall’odore di zolfo che emana.
    È come un ripasso della Divina Commedia declinata all’oggi.

    Ma alla fine di tutto..
    “…Salimmo sù, el primo e io secondo,
    tanto ch’i’ vidi de le cose belle
    che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.
    E quindi uscimmo a riveder le stelle.

    Andrea Maino

    Keith Haring, the Submarine, anni ’80

     

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