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    La migrazione riprende nelle Isole mentre diminuisce del 50% nella Penisola

    La migrazione riprende nelle Isole mentre diminuisce del 50% nella Penisola

    Circa 2.600 persone sono arrivate alle Isole Canarie a bordo di piccole imbarcazioni nel 2019, un’ascesa legata alle operazioni delle mafie sulla cosiddetta rotta atlantica, ritenuta molto pericolosa.

    Nel corso del 2019 sono sbarcati sulle coste della Spagna peninsulare poco meno di 25 mila migranti, il che significa una riduzione degli arrivi irregolari via mare di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. 

    Nonostante questo calo generalizzato, la rotta marittima verso le Isole Canarie ha registrato lo scorso anno un aumento di oltre il 70%.

    Lo dimostrano i dati del Ministero dell’Interno, registrati fino al 15 dicembre 2019, che peraltro non tengono conto delle persone che sono arrivate durante le ultime due settimane dell’anno, grazie al bel tempo e delle condizioni del mare favorevoli.

    Con la riduzione dell’arrivo di piccole imbarcazioni nella Penisola, è calato anche il numero dei morti e dispersi in mare.

    Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nel 2019 ci sono stati 602 morti, contro gli 854 registrati in tutto il 2018. Nonostante questa diminuzione, se misurato in proporzione agli arrivi, il tasso di mortalità è aumentato.

    Le Isole Canarie hanno chiuso nel 2019 con l’arrivo di un totale di 2.644 migranti su piccole imbarcazioni di cui ben quattro sono giunte tra il 27 e la mattina del 28 dicembre.


    Il 27 dicembre, il Salvamento Marítimo ha soccorso tre barche, una a Gran Canaria, una a Fuerteventura e una Lanzarote – e il 28 dicembre un’altra barca nelle acque del sud di Gran Canaria.

    Tra 19 e il 28 dicembre, sono arrivate a Tenerife due pateras, sei a Gran Canaria, una a Lanzarote e due a Fuerteventura, quasi tutte con pochi passeggeri a bordo, tranne un cayuco, in cui c’erano 318 persone, la maggior parte delle quali di origine subsahariana e magrebina.

    In poco più di una settimana, un totale di 283 uomini – 40 forse minorenni – e 35 donne sono arrivati nell’Arcipelago su imbarcazioni provenienti dal continente africano.

    Con la patera salvata la notte del 28 dicembre dal Salvamento, nel 2019 erano arrivati alle Canarie 2.467 migranti (353 nella provincia di Santa Cruz de Tenerife e 2.114 a Las Palmas), suddivisi in 115 barche di cui 24 sono arrivate a Lanzarote, 70 a Gran Canaria, 12 a Fuerteventura e 9 a Tenerife.

    Il rapporto bisettimanale pubblicato dal Ministero dell’Interno ha registrato che fino al 15 dicembre scorso, sono arrivati in pateras alle Isole Canarie 2.162 immigrati.

    Lo stesso rapporto evidenzia che si tratta delle cifre più alte dalla fine della crisi dei cayucos nel 2009, ma lontane dal livello raggiunto nel 2006, quando arrivarono nelle Isole 31.678 persone.

    Nel 2018 è stato registrato un record di arrivi in patera in Spagna con circa 57.500 persone e sono state superate le 39.180 persone registrate durante la “crisi dei cayucos” del 2006.

    Con la diminuzione raggiunta quest’anno, la Spagna torna ai livelli di arrivi del 2017, anno in cui erano circa 22.100.

    La tendenza generale al ribasso del 2019 ha iniziato a riflettersi all’inizio di giugno e l’allora ministro dell’Interno ad interim, Fernando Grande-Marlaska, aveva attribuito la diminuzione al lavoro congiunto e al coordinamento tra Spagna e Marocco.

    Il segretario generale della Commissione spagnola per l’aiuto ai rifugiati (CEAR), Estrella Galán, ha affermato che il significativo calo del numero di imbarcazioni non è dovuto al miglioramento della situazione delle persone in Africa, ma, piuttosto, alla strategia comune tra Spagna e Marocco per frenare il flusso degli arrivi, basata soprattutto sul controllo delle frontiere.

    Galán ha sottolineato che il rafforzamento della cooperazione ha significato che migliaia di persone siano state bloccate in Marocco.

    Questo Paese, a suo parere, non ha un sistema di protezione efficace ed esercita la violenza contro i migranti, principalmente di origine sub-sahariana, come forma di controllo delle migrazioni senza il rispetto dei diritti umani.

    Allo stesso modo, il segretario della CEAR ha affermato che questo sforzo di cooperazione non è stato fatto per realizzare percorsi di arrivo alternativi, e ha definito la risposta di fronte a questi fatti assolutamente insoddisfacente e non coerente con il discorso di governo di Pedro Sanchez.

    Da parte sua, María Herrera, direttrice della missione dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Spagna, ha sottolineato che il fatto che i due Stati abbiano accettato di discutere e negoziare sulla politica migratoria, è indicativo della crescente importanza della materia.

    In ogni caso, a suo parere, le misure adottate non possono essere sostenibili senza dare priorità al rispetto della vita e della dignità dei migranti.

    Alberto Moroni

     

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