Faccio il pieno di gasolio presso un distributore automatizzato
Inserisco la carta di credito nel lettore, attendo le autorizzazioni, seleziono il numero della pompa e riempio il serbatoio.
Al distributore non ci sono addetti.
C’è un gabbiotto sbarrato con le saracinesche abbassate.
Solo clienti che si fanno rifornimento da soli.
Se devo pensare ad un lavoro con un bassissimo tasso di valore aggiunto mi viene in mente proprio quello del benzinaio.
Infatti non ci si campa più e queste figure stanno sparendo, anche se in Italia ce ne sono ancora tanti.
Mi pare che la scelta sia obbligata, o ci muoviamo verso un futuro in cui nessuno camperà facendo il pieno ai clienti, oppure torniamo a un passato in cui ci si poteva campare dignitosamente.
Nel mezzo ci stanno i costi spaventosi che lo Stato impone ai produttori di progresso e ricchezza per mantenere quelli che potrebbero avere una loro collocazione solo in un’economia arretrata.
Sono costi spaventosi resi ancora più gravosi dalla cresta che i politici fanno su questi prelievi.
Ed è esattamente questo che fa affondare questo paese.
Nella tumultuosa e disordinata epoca del boom economico, il tasso di obsolescenza dei mestieri era anche allora elevatissimo, ma i genitori si sacrificavano perché i loro figli si attrezzassero a competere nel mercato del futuro.
Poi a un certo punto si diffuse l’idea che il mercato era malvagio tanto che si prese a definire la competizione come il trionfo della legge del più forte.
E passò il concetto che dovesse essere lo Stato a comprimere questo selvaggio principio chiamato “darwinismo sociale”.
E oggi siamo a questo punto, promettere un reddito senza un lavoro che lo abbia generato, e diventare il primo partito.
Mauro Gargaglione
(NdR e alle Canarie ce ne sono ancora tanti distributori con “l’addetto”)