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    La storia di Navarro, il giudice che si fece espellere dall’Arcipelago

    Accusato di prevaricazione, corruzione, falso e rivelazione di segreti d’ufficio

    La storia di Navarro torna attuale nel momento in cui un giudice, nel mese di settembre 2018, viene diffidato temporaneamente dall’esercizio della sua carriera di magistrato sull’Arcipelago.

    Esattamente 300 anni fa, nel 1718, un altro giudice venne espulso all’unanimità per gravi crimini commessi e per una vicenda legata al business del tabacco; il suo nome era Diego Navarro e, a differenza del provvedimento dei giorni nostri, egli venne letteralmente allontanato dalle isole come persona non gradita.

    Navarro era colui che doveva assicurare il rispetto della legge sulla produzione e sul commercio del tabacco, ma il suo comportamento nella gestione degli affari agricoli ed economici, provocò la sua immediata espulsione con la forza.

    Non si trattò in quel caso di un problema di leggi bensì di forma e data la carenza di investimenti pubblici a favore della cittadinanza, all’epoca clero ed esercito autorizzarono attività illegali per evitare un problema di gran lunga maggiore: la fame.

    Navarro arrivò dalla Spagna a Tenerife con l’obiettivo di interrompere i traffici illeciti con l’America e di avviare un’attività legata al tabacco sotto l’egida dello Stato, che richiedeva la creazione di un monopolio.

    Ora, il tabacco, prima dell’arrivo di Navarro, costituiva l’oggetto della maggior parte dei traffici illegali cui tutti, bene o male, partecipavano: dai mercanti ai contadini, dai sacerdoti ai funzionari statali.


    A controllare il business erano i marchesi di Breña, Mejorada e Acialcazar, quando Navarro nell’agosto del 1717 prese possesso del mercato di La Laguna; a Tenerife il tabacco arrivava dall’America e già nel 1657 si era stabilita sull’isola la sovrintendenza delle Indie, ancorché senza alcun effetto sul commercio insulare.

    Navarro per prima cosa chiese al capitano generale delle Canarie, Ventura de Landaeta, di pubblicare un bando sul traffico illegale in corso con i Paesi Bassi, cosa che fece.

    Ma il rispetto di quel bando fu disatteso.

    Lo stesso console di Francia delle Canarie, Esteban Porlier, era coinvolto nella lotta contro il contrabbando e Fuerteventura tentò di applicare una legge che punisse il traffico illegale di tabacco.

    Lo scacchiere a disposizione di Navarro sembrava volgere a suo favore, benché egli comprese fin da subito che, a dispetto degli interventi esterni, occorreva scalfire lo zoccolo duro della popolazione locale e delle stesse autorità conniventi, le quali ben sapevano di occupare una posizione strategica esentasse tra Europa e America.

    Ciò che non funzionò nel tentativo di Navarro di metter fine all’illegalità, fu probabilmente la metodologia, uno strumento a ben vedere troppo affilato e offensivo nei confronti di un sistema che aveva raggiunto un equilibrio perfetto.

    Navarro aveva il permesso di visitare tutte le case, i conventi e le attività commerciali, violando così un settore dalla forte vocazione anarchica.

    Per Navarro qualsiasi piantagione di tabacco spontanea era da considerarsi illegale e quindi eliminabile.

    La parrocchia di Los Remedios istituì un vero e proprio fronte di risposta alle incursioni del giudice e il vescovo Lucas Conejero minacciò di espellerlo dalla Chiesa.

    Il sentimento ostile che in poco tempo Navarro suscitò a tutti i livelli sociali fu tale che dovette intervenire l’esercito per evitare un bagno di sangue, soprattutto quando il capitano generale Ventura Landaeta si fece da parte durante l’attacco alla casa del giudice.

    La popolazione armata entrò nell’abitazione bruciando tutto e catturando Navarro che, a forza, venne trascinato al porto di Santa Cruz di Tenerife per poter essere imbarcato su una goletta francese.

    E fu in quel momento che il capitano Landaeta si prese carico del suo trasporto dalla casa in fiamme al porto, per evitare che egli venisse linciato dalla popolazione ormai esasperata.

    Il console francese Porlier a malincuore mise a disposizione la goletta, pur definendo l’atto inevitabile oltre che inaccettabile.

    Navarro, dal canto suo, ammise pubblicamente che l’esercito delle Canarie propendeva a mantenere un mercato parallelo del tabacco, essendovi coinvolti, in maniera illegale, ministri e personaggi illustri.

    Insomma, alla fine sbarazzarsi di Navarro fu più una necessità che un fatto personale.

    Subito dopo la sua dipartita scoppiò una rivolta a La Orotava: il problema, infatti, non era tanto il tabacco canario bensì le importazioni da Cuba, dove la produzione era in eccesso.

    Ovvio che Madrid non vedesse di buon occhio l’arrivo del tabacco da Cuba che veniva poi lavorato e distribuito in Olanda e Francia, a discapito di quello delle isole.

    Come dichiararono i cronisti del tempo, l’intento principale di Madrid era di imporre una tassazione particolare sulle importazioni cubane.

    L’origine delle rivolte e l’espulsione di Navarro si basarono quindi su una complessa rete di interessi economici che gravitavano intorno al porto di Santa Cruz.

    Dopo Navarro, la Spagna inviò nel 1718 Juan Antonio Ceballos che rimase fino al 1720, anno in cui venne designato José Valdés che non arrivò mai a prendere possesso dell’incarico, occupato direttamente da Juan Montero, amministratore dei tributi delle isole.

    Ilaria Vitali

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