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    Le pessime abitudini degli hotel che hanno a che fare con il cibo

    Escamotage inaccettabili che minano la salute dei turisti

    Sono in molti a sostenere che l’introduzione della formula all-inclusive nei pacchetti vacanze, abbia di fatto generato pessime abitudini soprattutto in relazione al cibo che viene messo a disposizione dei turisti.

    Nella classifica delle abitudini più consolidate e più comuni, al primo posto c’è quella relativa alla preparazione della colazione, a partire dall’immancabile succo di arancia.

    Insomma, un po’ di sincerità: quante volte è capitato, a colazione, di bere un intruglio che dell’arancia aveva solo il colore?

    Quello che dovrebbe essere un succo di pure arance del Mediterraneo o delle Canarie, molto spesso, soprattutto ad agosto quando le strutture sono full, è in realtà una miscela di acqua fredda e polvere di ocra importata dalla Cina, insaporita con aroma all’arancia.

    Questo ovviamente non accade nelle grandi strutture a 4 o 5 stelle, dove l’arancia spremuta è un must, soprattutto se i clienti sono provenienti dal nord Europa, i quali non transigono sui dettagli.

    Accompagnato al succo o pseudo tale, generalmente viene presentato un fastoso buffet la cui analisi, in verità, lascia un po’ a desiderare.


    Quello che viene propinato come prosciutto serrano, è tacchino o meglio un impasto a base di carne di tacchino.

    Anche in questo caso la precisazione è d’obbligo, la qualità del cibo dipende sempre dal management dell’hotel che si trova ad applicare criteri finanziari (basati sul risparmio) ad un settore, quello del turismo, che per l’importanza che riveste per l’economia non meriterebbe tali escamotage.

    Riguardo alle gigantesche pepite di pollo, le cui dimensioni sorprendenti dovrebbero far riflettere, è forse bene non saperne l’origine.

    E il presunto utilizzo di cibo mascherato coesiste con un altra delle pessime abitudini in vigore, quella degli orari.

    Negli hotel la cena viene servita a partire dalle 19.30, procrastinando evidentemente l’orario di inizio delle pulizie del personale addetto, al quale non viene concesso il turno notturno.

    Vi siete mai sentiti osservati a tavola dai camerieri che appaiono molto desiderosi di sparecchiare e di lasciare il posto ad altri turisti?

    La seconda delle pessime abitudini riguarda la frutta, metri e metri di colorate banane, pesche, albicocche e anguria che in realtà è congelata, ricongelata e congelata di nuovo quando rimane sul tavolo del buffet.

    Stesso discorso è per i prodotti lattiero caseari, che insieme alla frutta entrano ed escono dai frigoriferi più volte alla settimana.

    La questione della gestione e della riduzione degli sprechi è spesso carente, così come lo è una solida rete di monitoraggio da parte della sanità pubblica.

    Al terzo posto si piazzano i famigerati croissant, i primi a sparire sulle tavole del buffet e quindi rimpiazzati da scorte di prodotti industriali a basso costo scongelati e riscaldati.

    Infine il pomodoro: vi siete mai chiesti perché spesso lo trovate tagliato già a fette?

    Molti cattivi albergatori, assolutamente disinteressati alla salute dei propri clienti, utilizzano e riutilizzano le fette di pomodoro, così che una volta inserito in piatti di pesce, se avanzato ricompare a guarnire altri piatti.

    Questo comportamento, per la sanità pubblica, è proibito.

    Le pessime abitudini sono ovviamente sconosciute ai buoni alberghi, che alle Canarie in realtà rappresentano la maggioranza e che si dotano di strumenti adeguati per la conservazione dei cibi, di programmi di rifornimento cambusa attenti alla qualità e alla sicurezza e soprattutto di buon senso nel gestire quello che è un patrimonio di elevato valore, il benessere del turista.

    di Ilaria Vitali

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