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    Alle origini di Puerto de la Cruz prima parte

    Sono storie interessanti, quelle legate alle origini di Puerto de la Cruz e allo spirito che ha portato la cittadina a diventare, negli anni ’60, una delle mete turistiche più affascinanti di Tenerife, grazie alla lungimiranza di Isidoro Luz Cárpenter, sindaco e presidente poi del Cabildo.

    Tutto è cominciato con i cittadini britannici che sono arrivati sull’isola a partire dal XVIII secolo per curare la malaria contratta in Africa e che hanno sostato a Puerto quale stazione ideale tra il continente nero e la patria.

    Ma gli inglesi, mentre curavano quella malattia, ne portavano altre, creando un circolo vizioso; i bambini andavano a piedi nudi, l’igiene era scarsa e le persone vivevano a ridosso del mare, con pareti di terra e porte che davano direttamente sulla montagna.

    Negli anni ’50 Cárpenter, che si narra fosse stato insieme a Primo de Rivera con la repubblica e la dittatura di Franco, si impegnò nel trasformare Llanos de Martiánez, di proprietà dei ricchi fratelli portoghesi Pedro e Sebastián Fernández Perdigón, in una nuova città, piena di hotel, con strade ampie, edifici moderni costruiti dai migliori architetti dell’isola e di altri paesi.

    E a questo ultimo proposito vale la pena ricordare il famoso architetto italiano Alberto Sartoris  che disegnò all’epoca una residenza per intellettuali, artisti e scienziati in pensione, purtroppo mai realizzata.

    Il sindaco convinse i fratelli Perdigón a cedere quella che era una fiorente piantagione di banane, stimolando l’interesse di investitori locali e stranieri nel trasformare una zona da rurale a urbana; il terreno si estendeva da quello che oggi è il centro di Puerto fino al mare, delimitato dal paseo de Los Tarajales, oggi diventato Avenida de Colón.

    Lungo uno dei confini dell’immensa proprietà, di fronte alla playa di Martiánez, vennero costruite le celebri piscine come infrastruttura di un’altra stupenda struttura turistica di proprietà della famiglia Wildpret, il Thermal Palace, ora scomparso.

    Si dice ancora oggi che nel bar delle piscine venissero servite le migliori patatine fritte del mondo.


    Con la nascita dei primi stabilimenti ricettivi alla fine degli anni ’50 e agli inizi dei ’60, cominciò in breve tutto: le costruzioni degli hotel Bélgica, Las Vegas, Valle-Mar, Tenerife Playa, degli appartamenti turistici e delle nuove strade che sorsero vicine a quella di Colón, ovvero Generalísimo, Pérez Cáceres e Venezuela.

    La piantagione di banane cominciò a sparire gradualmente cedendo il passo al cemento, tanto da portare la popolazione a chiamare tutta l’area, in maniera forse un po’ esagerata, la nuova Manhattan.

    Ben presto Puerto raggiunse i 20.000 posti letti, un record per l’epoca, si riempì di viaggiatori, principalmente provenienti dal nord Europa, e furono costruite piccole residenze adiacenti ai vecchi hotel Marquesa e Monopol, autentici pionieri dell’accoglienza turistica.

    Vero gioiello dell’ospitalità era però il Gran Hotel Taoro, purtroppo oggi in totale abbandono.

    Erano tempi diversi, ben lontani dal degrado che oggi caratterizza Llanos de Martiánez, frequentata allora da persone eleganti, viva di manifestazioni culturali, eventi legati all’arte e ben amministrata da personaggi appassionati e di carattere, disposti a svolgere ruoli come quello di sindaco o di consigliere senza ricevere alcun compenso.

    Beatrice Vitti

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