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    Dengue virus, la lotta alla zanzara tigre nell’Arcipelago prosegue

    Il monitoraggio della presenza della zanzara tigre alle Canarie prosegue ormai da diverso tempo e l’ultimo esemplare della Aedes aegytpi è stata ritrovata a dicembre in una delle 175 trappole poste nei pressi dell’urbanizzazione di Fuerteventura.

    L’istituto di malattie tropicali e di salute pubblica della Università di La Laguna ha confermato l’impegno nel controllare quello che è il principale vettore di malattie come zika, dengue o chikungunya e ha precisato che recentemente si è tenuto un incontro tra il direttore dell’istituto Basilio Valladares e la responsabile del laboratorio di Entomologia Cristina Pou, per analizzare nel dettaglio l’avanzamento dei lavori.

    Sarebbe prematuro, affermano entrambi, parlare di eradicazione della zanzara tigre nell’Arcipelago, poiché secondo il protocollo sanitario devono passare almeno 18 mesi dal rilevamento dell’ultimo esemplare, in questo caso risalente a dicembre 2017.

    Quello di dicembre è stato un evento particolare, visto che è stata in assoluto la prima volta che la zanzara tigre è stata vista non solo nelle Canarie, ma in tutta la Spagna, rilevamento cui sono seguiti 5 giorni di disinfestazione con speciali insetticidi e nei quali la collaborazione dei cittadini è stata determinante.

    Ogni abitazione rientrante nella zona interessata è stata infatti fumigata e la popolazione non solo ha facilitato le operazioni, ma ha adottato tutte le misure di prevenzione raccomandate.

    Non è ancora noto il modo in cui questo esemplare ha raggiunto l’Arcipelago anche se, sottolinea Valladares, l’ipotesi più accreditata è che lo abbia fatto attraverso una pianta; l’informazione è fondamentale per definire le future linee guida che impediranno il ripetersi di questo tipo di situazione.

    Oltre alle azioni di fumigazione, gli specialisti dell’Istituto di malattie tropicale hanno provveduto a piazzare 175 trappole, di cui 40 per le zanzare adulte e 135 per le loro uova, impedendo così che anche un solo esemplare di zanzara tigre potesse diffondersi in altre aree.

    Al fine di compiere ulteriori progressi nella ricerca delle metodologie più efficaci per proteggere le isole dall’arrivo di malattie veicolate dalla famigerata zanzara, l’Istituto ha messo a punto un insettario, primo nel suo genere sulle isole e tra i pochi esistenti in tutta la Spagna, che darà modo di studiare non solo la Aedes aegypti ma anche altri invertebrati responsabili di trasmettere virus ed epidemie.


    Costruito grazie ai fondi messi a disposizione dell’Università La Laguna dal Ministero della Salute, per un totale di circa 1 milione di euro, l’insettario non è il solo strumento a supporto dell’attività dell’Istituto, che si è dotato, tra le varie cose, di un dispositivo che riduce significativamente il tempo necessario per diagnosticare un caso di Ebola.

    La messa in funzione dell’insettario ha coinciso con il ritrovamento della zanzara tigre a Fuerteventura, ma gli studi in programma erano già da tempo focalizzati su prevenzione e difesa dagli insetti, come ad esempio quello di testare la resistenza delle zanzare ai nuovi insetticidi e individuare le tipologie efficaci a seconda della specie.

    Scopo di questa particolare indagine, ha precisato Valladares, è di affrontare non solo specie invasive che possono importare patologie gravi, bensì anche quelle più comuni che colpiscono animali e uomini.

    Attualmente l’insettario ospita circa 500 zanzare di specie locali, catturate dai responsabili del laboratorio in aree quali gole o bacini artificiali; l’impianto ha due diverse aree, una dove sono state collocate le diverse gabbie con gli insetti e un’altra destinata a svolgere lavoro di analisi.

    Il processo di analisi in particolare è lungo e laborioso: le zanzare vengono separate per sesso, distinguibile dalle antenne, al fine di individuare le femmine, le uniche che vengono utilizzate per la ricerca. Analogamente anche le uova vengono selezionate e collocate in spazi diversi fino all’età adulta, momento in cui gli insetti verranno divisi in colonie.

    Al fine di perseguire l’attività di monitoraggio e ricerca, la Università di La Laguna chiederà altri fondi europei in coordinamento con le amministrazioni pubbliche delle Canarie; sono già in corso i lavori per l’ammissibilità alla prossima richiesta di fondi federali, in collaborazione con Madera e Capo Verde.

    La possibilità di rientrare nei fondi consentirà all’Istituto di estendere l’attuale rete di monitoraggio e studio anche ad altre isole, come El Hierro e La Gomera, realizzando così una vera e propria task force contro la minaccia epidemia.

    dalla Redazione

     

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