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    Il fenomeno bambole reborn

    Negli ultimi anni alle isole Canarie si è consolidata la domanda di quello che parrebbe un giocattolo per bambini, ma che in realtà, oltre ad essere teoricamente vietato ai minori di 14 anni, trova ampio consenso tra gli adulti.

    Le cosiddette bambole reborn, letteralmente nate due volte, hanno un aspetto fortemente realistico, con colore della pelle, pieghe nelle mani e nelle gambe, marcatura delle vene ed espressione del volto assolutamente identici a quelli dei neonati.

    Il marcato realismo, segno distintivo delle bambole reborn, si esprime anche nella trama epidermica, morbida al tatto, nei capelli, inseriti uno ad uno e in materiale mohair, particolarmente soffice come i capelli dei neonati, e nel peso, ottenuto riempiendo la bambola con fibra sintetica, granuli di plastica e micro sfere di vetro, in modo che possa assumere le posizioni tipiche dei neonati anche quando vengono prese in braccio.

    A completamento, le bambole vengono vestite con abitini realistici e corredate da accessori quali pannolino, ciuccio, etc.

    Nata in Germania durante la seconda guerra mondiale grazie a madri di famiglia che, trasformando vecchie bambole, riuscivano così a ottenerne di nuove senza costi eccessivi per le proprie figlie, la bambola reborn è diventata poi oggetto ambito dai collezionisti, disposti a spendere fino a 1.000 euro per le versioni più realistiche.

    La tendenza delle reborn si è poi consolidata negli ultimi dieci anni in Spagna, non solo come oggetti da collezione, ma anche come sostituti affettivi di un bambino reale.

    A Tenerife nel 2015 Monica Carrasco, meglio nota come Dania Reborn, ha iniziato questa curiosa produzione trovando numerosi clienti nell’Arcipelago, in diversi paesi europei e nell’America Latina.

    Dania spiega che nel tempo dedicato a questa attività, la domanda in realtà è rimasta invariata ma con cifre sempre più elevate ed un profilo cliente molto diversificato.


    I periodi di maggior vendita, afferma, sono quelli del Natale e delle comunioni di Maggio, eventi nei quali le bambole reborn costituiscono un ambito regalo e la cui realizzazione viene richiesta mesi addietro per consentire a Dania, che lavora artigianalmente ogni singola bambola, di produrre il neonato commissionato nei dovuti tempi.

    La sua passione è nata quasi per caso, quando si occupava della creazione di dolce a tema; dopo aver ricevuto la richiesta di una torta a forma di bambino, Dania cominciò a fare ricerca scoprendo l’esistenza delle bambole reborn ed iniziando così a cimentarsi nella loro realizzazione.

    La maggior parte dei clienti, sottolinea, commissiona le bambole reborn con caratteristiche ben precise riguardo a colore degli occhi, dei capelli e della pelle, espressioni, età e materiale.

    E dopo anni di impegno e pratica, i risultati ottenuti sono evidentemente sorprendenti, tanto che a primo acchito diventa difficile distinguere un neonato da un reborn.

    di Ilaria Vitali

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