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    SPIGOLATURE di Andrea Maino febbraio 2018

    Giardino delle delizie, H. Bosch, 1480-1490

    Tanto va la gatta al lardo…

    Questo testo non vuole essere una critica alla politica, ma meramente un’analisi di dialoghi sentiti al bar, che potrebbero essere suggerimenti per una visione diversa. Pensieri insomma, rivolti al potere.

    Sento un preoccupante fastidio della gente sui motivi adottati per le votazioni imminenti.

    Un’indicazione comune di tutte le forze politiche e intellettuali è di votare comunque. Dicono “… votate per chi volete ma l’importante è votare”, e giustificano questo “assioma” affermando che c’è gente che è morta per permetterci di votare. Certamente! Ma ho sentito alcuni che dicevano che chi ha lottato per far cadere il regime in cui vivevano era per la sola speranza che nelle prime elezioni avrebbe poi vinto la loro fazione, quindi di fatto gestire in toto la situazione sociale con le loro idee. 

    E sento anche dire che molti leader fanno notare le nefandezze in cui viviamo, e che facendo leva su questo fastidio sociale dicono: “ … li avete voluti votare voi! (gli altri)”. Come se votando invece per loro le cose sarebbero diverse e migliori.

    E ancora sento dire che se ci fosse un regime totalitario certamente vedremmo “il nemico” con la sua “vera divisa”, quindi sapremmo chi combattere, non fossimo d’accordo con lui, ma che, appunto per questo, nessun partito vuole essere unico “fautore” di leggi imposte contestabili.

    Non sono pochi, oggi, quelli che auspicano l’eliminazione delle elezioni.

    C’è un vecchio racconto che quasi rispecchia quanto scritto sopra. Da un politico si presentano due persone, con due richieste in contrapposizione tra loro. Il politico ascolta il primo, riflette e gli dice: «Hai ragione». Poi ascolta anche l’altro, riflettere e conclude: «Hai ragione». Una terza persona che era presente al dialogo, rivolgendosi al politico gli dice: «Ma non possono avere ragione tutt’e due allo stesso tempo». E il politico: «Hai ragione anche tu».


    Le persone, cui ascolto i dialoghi, sovente li concludono con il vecchio proverbio “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino” indicando che più sentono cose farlocche, più sono meno propensi ad “ottemperare” a quanto gli si chiede.

    Oggi i miei amici pare vivano come nel “Giardino delle delizie” di Bosch, dove l’autore dipinge un mondo di tormenti e dannazione, un Paradiso sì, ma grottesco dove tutto è permesso anche la perdizione e il peccato, dove spesso rimangono incantati anche per l’orrido che crea immagini distorte ma autentiche che confondono e ipnotizzano, dove è la norma essere tanto sconcertati da rimanere fermi.

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    Opera. Giardino delle delizie, H. Bosch, 1480-1490

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