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    Teide: un vulcano di colori

    L’aspetto principale e più affascinante dell’isola di Tenerife è il vulcano Teide. Ma cosa lo rende unico al mondo nel suo genere? Il fatto che il parco è quasi totalmente privo di vegetazione e l’azione antropica è veramente minima così da permetterci di osservare un paesaggio al limite dell’incredibile. Ciò che colpisce entrando nel parco è infatti l’esplosione di colori che lo rivestono. Ma perché abbiamo questa varietà di colori?

    La grande varietà cromatica dipende da due fattori principali. Il primo è la composizione dei prodotti vulcanici mentre il secondo è il grado di alterazione che hanno subito successivamente. I colori primari riflettono, in generale, la proporzione dei minerali ricchi in ferro e magnesio. Le lave molto ricche in questi minerali, come i basalti (rocce vulcanica di tipo effusivo, ovvero prodotta dalla solidificazione di una lava sulla superficie terrestre, in ambiente subaereo o subacqueo), sono generalmente scure. Al contrario quelle che contengono poco ferro e magnesio e molto alluminio e alcali tendono ad essere di colore chiaro. Tuttavia questa regola ha molte eccezioni. Lave della stessa composizione si raffreddano a volte con colori completamente distinti, perché interviene un fattore molto importante che è la diffrazione ottica, che fa in modo che noi vediamo colori molto differenti in funzione di come la roccia diffrae la luce. Un esempio di questo tipo è l’ossidiana, la quale si è raffreddata talmente velocemente che non ha permesso la cristallizzazione dei minerali, e la lava si è quindi trasformata in un vetro vulcanico. Ecco perché l’ossidiana è completamente diversa dalla fonolite, anche se la roccia e il vetro hanno la stessa composizione. Per capire di fatto perché una roccia di fonolite, una pomice e un’ossidiana, nonostante derivino da una stessa lava, abbiano queste forme diverse, possiamo compararlo ad un bicchiere di birra scura, dove il liquido e la schiuma sono esattamente uguali in composizione, però le bolle della schiuma diffraggono in forma differente la luce, assumendo il colore chiaro caratteristico.

    Il secondo fattore che influisce nella colorazione delle rocce come detto prima è l’alterazione di queste in seguito all’azione di agenti esterni.

    L’elemento che reagisce maggiormente a questo processo è il ferro, il quale,  a contatto con l’aria, si ossida facendo in modo che le rocce ricche in questo minerale (come i basalti) perdano il loro caratteristico colore nero formando una patina rossastra sulla roccia stessa. Se l’ambiente è anche umido, il ferro si trasforma in idrossido (per esempio la limonite), che dà alla colata basaltica e ai lapilli (prodotti vulcanici derivanti da attività puramente esplosiva) il caratteristico colore giallognolo.

    Quindi riassumendo passiamo da colori scuri a colori chiari in base alla composizione delle rocce, fino al rosso-giallastro in caso di alterazione esterna. E allora perché entrando nel parco ci troviamo davanti in taluni casi a rocce azzurre? Che tipo di rocce sono e perché hanno questo colore che spicca su tutti gli altri?

    Queste rocce sono sempre di origine vulcanica, ma hanno subìto un tipo di alterazione diversa rispetto a quanto descritto fino ad ora. Los Azulejos, come vengono chiamate, hanno infatti subìto un’alterazione di tipo idrotermale, ovvero legato alla circolazione di fluidi caldi. La genesi di questi fluidi è legata ad una porzione di magma che si ritrova al di sotto di acqua superficiale che viene riscaldata e che come conseguenza inizia a risalire con moti convettivi (pensiamo ad una pentola di acqua calda che bolle). Questi vengono chiamati fluidi idrotermali, ed essendo molto aggressivi, alterano le rocce che vanno ad incontrare nella risalita, depositando su di essi minerali come le zeoliti, carbonati, ecc., che danno alla roccia il tipico colore vivace verde-azzurro.

    Bianca Scateni

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