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    El Sobradillo, la scia di morte che arriva con le antenne

    Tra i frequenti casi di inquinamento elettromagnetico, quello di El Sobradillo e delle sue antenne rimane ancora non risolto, nonostante la lunga scia di morte e di malati di cancro che negli ultimi anni ha spinto i cittadini a riunirsi come Planmocan, Plataforma de Afectados por la Telefonía Móvil, per cercare di frenare il fenomeno e ottenere regole nell’installazione di nuovi tralicci.

    Il numero di decessi per cancro registrati negli ultimi sette anni sono 150 e nell’ultimo mese si sono aggiunte due ulteriori vittime e un ammalato di cancro ai polmoni, quest’ultimo abiterebbe di fronte alle uniche antenne di telefonia mobile che, secondo una sentenza del Tribunal Superior de Justicia de Canarias (TSJC), dovevano essere già eliminate da circa un anno.

    El Sobradillo, quartiere del Distrito Suroeste di Santa Cruz, si trova da diverso tempo al centro di una situazione da incubo, nella quale improvvisamente i suoi abitanti hanno cominciato ad ammalarsi e a morire di cancro.

    Benché la presenza delle antenne di rete mobile non sia ancora stata correlata con certezza ai numerosi casi, l’aumento di tumori nella popolazione dopo l’installazione dei tralicci meriterebbe uno studio approfondito e scientifico, una richiesta più che lecita ma per ora ancora inascoltata.

    Come afferma Manuel Díaz, portavoce del Planmocan, la lista dei nomi di chi non c’è più si allunga drammaticamente, così come quella di coloro che si ammalano di cancro.

    Tutte vittime con un unico comune denominatore: l’aver abitato o abitare nella zona maledetta.

    Cancro al colon, mesotelioma, cancro al seno, cancro al pancreas, al polmone, tutte sentenze sconvolgenti e crude, peggiorate dall’omertà di medici che, riconoscendo una responsabilità nella presenza delle antenne a El Sobradillo, hanno poi rifiutato di dichiararlo ufficialmente per iscritto.

    Esperienze amare, di intere famiglie colpite dalla malattia nell’indifferenza delle autorità e di chi dovrebbe, quanto meno, farsi garante della salute degli individui ma che invece, di fronte alle terribili diagnosi, suggerisce solo, tra i denti, di abbandonare El Sobradillo.


    Chiunque parli di questa situazione ha avuto di certo un morto in famiglia e nella maggior parte dei casi è sopravvissuto, per ora, al cancro.

    Al momento attuale la prima vera vittoria in questa lotta è stata quella di ottenere l’applicazione del principio di precauzione, che vieta l’installazione delle antenne a meno di 500 metri dai nuclei abitati, ma da qui a ottenere risposte e giustizia il percorso è ancora lungo.

    Inoltre Planmocan sottolinea che dopo un primo impulso dato al Plan de Antenas della capitale, l’attuale assessore all’urbanistica Carlos Garcinuño pare aver perso interesse nella vicenda.

    Dal canto suo l’assessore nega qualsiasi interferenza o disinteresse e il sindaco afferma che qualsiasi intervento sarà preso nel pieno rispetto della legge, compresa l’eventuale rimozione delle antenne.

    Protagonisti della vicenda sono anche le imprese proprietarie dei tralicci, che non solo respingono le accuse ma che verranno chiamate, stando alle dichiarazioni del sindaco, a presentarsi di fronte alla Corte per una sentenza definitiva.

    Ma come sottolinea Planmocan, la rimozione di una sola delle antenne aprirebbe la via all’eliminazione delle altre 20 presenti a El Sobradillo, con ovvie conseguenze economiche e di interessi puramente commerciali.

    La recente notizia che nel circondario di Anaga non verranno installate antenne ripetitori per non compromettere la Riserva de la Biosfera, giunge come una vera e propria beffa per l’associazione di quartiere, che commenta che a preoccupare di più le alte sfere sono le montagne, anziché le persone.

    di Franco Leonardi

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