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    El Hierro, la quintessenza di un’apparentemente placida bellezza

    Quando si pensa alla piccola El Hierro, l’immagine più ricorrente è quella di un’autentica bellezza naturale sull’orlo di una crisi di nervi.

    Culla di una flora e di una fauna unica al mondo, la più piccola delle isole dell’Arcipelago nasconde infatti un cuore tormentato di lava esplosiva che potrebbe manifestarsi inaspettatamente e trasfigurare quella bellezza in un vero e proprio quadro apocalittico.

    Dichiarata riserva della biosfera dall’Unesco, El Hierro siede su oltre 500 coni vulcanici e grotte dal passato esplosivo facenti parte di un vulcano sottomarino che dal 2011 ha provocato qualcosa come 12.000 terremoti, ha rilasciato enormi quantità di magma, cenere e fuliggine nell’aria e ha provocato l’impennata della temperatura dell’acqua a 65 gradi Fahrenheit, abbassando così il ph del mare.

    Benché quindi l’isola sia sotto la tutela della legge internazionale, la sua bellezza e i suoi abitanti rimangono in balia delle bizze di un vulcano che, secondo i geologi, non avrebbe ancora dato il meglio di sé.

    Ma fino a che tutto tace, la preziosa vita nascosta sotto alle sue acque continua a destare profondo interesse nella comunità scientifica mondiale, tanto che è sorta l’idea di creare proprio qui il primo parco nazionale marino della Spagna.

    La spedizione realizzata da Oceana nel 2014 nelle profondità del mare herreño, finanziata dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari, ambientali e dalla Fondazione della Biodiversità,  rivelò la presenza di ostriche giganti, spugne carnivore e pesci a sei occhi mai visti prima.

    Il catamarano Oceana Ranger effettuò la spedizione dal 14 settembre al 5 ottobre, posizionandosi sul Mar de Las Calmas e utilizzando non solo sub esperti ma anche un robot sottomarino in grado di raggiungere i 1.006 metri di profondità.

    Durante le immersioni sono stati osservati sifonofori, una classe di invertebrati, meduse, ctenofori, specie marine predatori o filtratori planctonici, artropodi come il krill, ma anche pesci curiosi come l’avocetta, Avocettina infans, e diversi squali pelagici come l’Odontaspis ferox, lo squalo toro, e lo Hexanchus griseus, lo squalo capopiatto.


    A circa 50 metri di profondità si trovano comunità lussureggianti di alghe e appena più in basso alghe rosse calcaree, soprattutto nella zona della Punta del Miradero Sur, dove sono emersi i primi coralli neri.

    Tra i 300 e i 600 metri vi sono dense aggregazioni di spugne sulle quali si sono stabiliti altri organismi e nella zona vicino al vulcano de La Restinga le telecamere del robot hanno ripreso abbondanti coralli come il Dendrophpyllia Ramea e l’Antipatella wollastoni, morti forse a causa delle eruzioni del 2011 e già colonizzati da spugne, nuovi coralli, meduse e polipi, oltre a grandi branchi di pesci.

    Nella zona più profonda in prossimità del Faro de Orchilla, vale a dire tra i 500 e i 700 metri, è stata rilevata la presenza della Neopycnodonte zibrowii, l’ostrica gigante che cresce fino a 20 cm e che può vivere per oltre cinque secoli.

    Invece tra i 700 e i 1000 metri abitano foraminiferi giganti, vale a dire protozoi, alcuni pesci, echinodermi e artropodi che si trovano solo in acque profonde.

    La eccezionale bellezza e ricchezza dei fondali di El Hierro sono dovute alla particolare temperatura delle sue acque che, essendo molto calde, sono in grado di attirare specie importanti e straordinarie.

    Fino al prossimo risveglio del vulcano.

    di Ilaria Vitali

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