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    Discariche abusive, condannata la Spagna e le Canarie

    Quello delle discariche abusive non solo è un argomento di importante attualità, ma per Spagna e in particolare modo per le Canarie, è diventato motivo di condanna da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea.

    La Spagna infatti avrebbe mancato nell’adempimento dei propri obblighi riguardo ai rifiuti, mettendo in pericolo la salute umana e danneggiando l’ambiente attraverso ben 61 discariche abusive che, stando al rapporto europeo, sono state attive per diverso tempo con conseguente effetto negativo su acqua, aria, terreno, fauna e flora.

    Per ripercorrere quanto accaduto, occorre fare un passo indietro nel 2007, quando la Commissione europea aprì un procedimento contro la Spagna dopo aver rilevato la presenza di discariche abusive  in diverse regioni del paese.

    Successivamente, nel 2014, l’Unione europea si trovò costretta a sollecitare di nuovo le autorità spagnole ad affrontare il problema delle discariche che, nel frattempo, erano aumentate significativamente, segno che nessuna azione era stata intrapresa nonostante il primo richiamo.

    Dopo l’avvio della procedura di infrazione del 2014, l’esecutivo europeo nel 2015 denunciò la Spagna alla giustizia europea per cattiva gestione dei rifiuti nelle comunità di Andalusia, Baleari, Canarie, Castilla-La Mancha, Castilla y León e Murcia.

    Le 61 discariche non solo erano ancora presenti, ma soprattutto risultavano attive e funzionanti.

    Dal canto suo la Spagna produsse giustificazioni riguardo la mancata chiusura delle strutture abusive, sottolineando la complessità delle procedure richieste dagli standard europei e la grave difficoltà economica di bilancio che stava attraversando il paese, difficoltà nonostante le quali le autorità nazionali si adoperarono per approvare i fondi necessari al risanamento delle discariche.

    Ma, come sottolineato a Bruxelles, le strutture abusive ancora funzionanti non hanno fatto che denotare una inosservanza del paese a obblighi e tempistiche stabiliti dalla normativa europea.


    A rendere ancora più riprovevole il comportamento della Spagna, la specifica accusa di Greenpeace durante la Giornata Mondiale dell’Acqua 2016, riguardo le risorse idriche nazionali.

    Secondo i rapporti prodotti, il paese violerebbe le direttive europee sulle acque in ben 17 città, con strutture inefficienti per il trattamento delle acque reflue e una dispersione delle risorse idriche  a disposizione, ignorando quindi gli allarmi lanciati a livello mondiale circa gli effetti della siccità derivante dai cambiamenti climatici.

    A dispetto delle dichiarazioni di impegno a migliorare risorse idriche, ridurre l’inquinamento, eliminare gli sprechi e il rilascio di sostanze chimiche, la Spagna rischia di dover pagare una multa di 46,5 milioni di euro comminata dalla Corte di Giustizia europea e, in caso di non pieno assolvimento dei propri obblighi, di una ulteriore sanzione pari a 171.217 euro per ogni giorno di infrazione.

    Le rimostranze di Greenpeace del resto aprono un problema ben noto alle autorità ispaniche e relativo a 500.000 pozzi illegali riconosciuti, che stanno depauperando e contaminando le falde acquifere, costituendo un rischio ambientale grave e inaccettabile.

    di Ilaria Vitali

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