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    Una teca con ossa rubate da un cimitero trovata nella casa di un santero

    La denuncia di maltrattamenti presentata dalla moglie ha rivelato che l’uomo aveva una teca con mezzo scheletro “nella stanza della lavatrice” 

    Il sospetto ha rubato i resti scheletrici da una tomba a La Gomera e li ha portati a Tenerife.

    Una commissione giudiziaria ha chiuso oggi l’accesso al pubblico al cimitero comunale di San Sebastián de La Gomera per effettuare l’esumazione di un cadavere, nell’ambito del chiarimento di un presunto reato contro il rispetto dei defunti.

    L’origine dell’indagine condotta dal Tribunale di primo grado e dall’Istruzione n. 1 di San Sebastián de La Gomera è da ricercare in una denuncia di presunti maltrattamenti presentata il 19 ottobre da una donna presso un posto di guardia civile ad Arona.

    In occasione della sua dichiarazione, la presunta vittima di violenza domestica ha affermato, come dettagliato nel procedimento, che il suo partner “possedeva resti scheletrici umani, che erano stati prelevati da una tomba nel cimitero di San Sebastián de La Gomera”.

    L’imputato è stato arrestato il giorno successivo, il 20 ottobre.

    Lo stesso giorno, durante la perquisizione della sua abitazione a Playa de las Américas (Arona), gli agenti hanno trovato, secondo quanto riportato dal Tribunale nell’ordinanza che autorizza la riesumazione, “resti scheletrici umani costituiti da un cranio, due femori, due piatti tibiali, due omeri, un’ulna, due pezzi prossimali di tibia e un pezzo di possibile metatarso”.

    Questi resti, spiega l’autorità giudiziaria nell’ordinanza, “facevano parte del cosiddetto abito cristiano del sincretismo religioso della regola Kimbisa del Santo Cristo del Buon Viaggio” professato dagli indagati, “inteso come ramo eterodosso del cristianesimo primitivo proprio del sincretismo religioso e culturale della nazione cubana nota come Paleria”.


    La sentenza del tribunale afferma che, dopo questa scoperta, il tribunale che stava indagando sui fatti di Arona ha assunto la competenza del procedimento a favore del tribunale di La Gomera.

    Questo organismo ha quindi incaricato una squadra della Polizia Giudiziaria, che si è recata al cimitero della capitale dell’isola accompagnata dalla donna che aveva denunciato il caso.

    Ha indicato una tomba e ha detto di aver visto il suo compagno “manipolare la tomba e mettere qualcosa nello zaino”.

    Allo stesso tempo, gli investigatori hanno contattato la figlia della persona sepolta in quella tomba, la quale ha confermato che durante l’estate aveva rilevato che “era danneggiata, la lapide era mezza aperta e caduta”.

    L’autorità giudiziaria ritiene che i fatti possano costituire un reato contro il rispetto dei defunti previsto e punito dall’articolo 526 del Codice Penale, e pertanto ritiene opportuno acconsentire alla comparazione del profilo genetico del cadavere che riposa nella tomba presumibilmente profanata con quello dei resti scheletrici rinvenuti nel locale della lavatrice dell’abitazione della persona indagata.

    Il giudice sottolinea che si tratta di un caso di confronto tra diritti fondamentali, quello della libertà ideologica (nella sua forma religiosa) dell’imputato con quella sul diritto all’onore, alla privacy e all’immagine del defunto e, pur sottolineando che nel caso di una persona morta, non possono essere tutelati alcuni diritti che si sono estinti per il fatto stesso della morte, è possibile ricorrere “a quella che la dottrina giuridica è giunta a chiamare tutela della personalità passata”.

    Per cui “la tutela post mortem di alcuni diritti non patrimoniali del defunto è possibile nell’interesse del rispetto dovuto al defunto (la sua fama, il buon nome, la reputazione e la stima personale e sociale) oltre il limite temporale dell’esistenza del titolare”.

    L’autorità giudiziaria sottolinea inoltre che per stabilire i limiti entro cui opera il diritto alla libertà ideologica in relazione al diritto alla personalità pregressa del defunto, è necessario fare riferimento alla giurisprudenza della Corte di Cassazione.

    In particolare, la sentenza 618/2008, secondo cui la libertà di opinione e la libertà di religione “non possono essere utilizzate per commettere atti criminali”.

    In questo contesto, il giudice istruttore ritiene opportuna, necessaria e proporzionata l’esumazione dei resti richiesta dalla polizia giudiziaria – che ha una relazione favorevole della Procura – e ha ordinato la chiusura delle strutture comunali che compongono il cimitero municipale di San Sebastián de la Gomera fino all’esecuzione della procedura.

    Il medico legale assegnato al tribunale, alla presenza dell’avvocato dell’Amministrazione della Giustizia, preleverà campioni dei resti ossei trovati all’interno della tomba dove sarebbe avvenuta la profanazione per confrontarli con i profili genetici dei resti ossei trovati nell’abitazione della persona indagata.

    Dopo aver testimoniato in tribunale, il presunto autore degli atti è attualmente in libertà provvisoria senza cauzione con l’accusa di presunta offesa al rispetto del defunto.

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