Quella dell’Auditorio Adán Martin di Santa Cruz è una vicenda che si trascina da tempo, non priva di polemiche e dichiarazioni piccate da parte di chi, quell’Auditorio, lo ha progettato e costruito, ovvero il celebre Santiago Calatrava.
Allo stato dell’arte la struttura presenta danni inequivocabili come infiltrazioni d’acqua e perdita del mosaico esterno, dopo solo pochi anni dalla sua inaugurazione.
E quello che doveva essere un fiore all’occhiello di Santa Cruz a firma prestigiosa, versa in condizioni lungi dall’apparire con cotanto prestigio.
Il fallimento dell’Auditorio Adán Martin ha scatenato un rimpallo di responsabilità non indifferente, conclusosi con un nulla di fatto; l’Ayuntamiento avrebbe chiesto i danni allo studio Calatrava e di contro, per tutta risposta, è giunta una laconica richiesta della documentazione che attesti il degrado della struttura per valutazione.
Danno e beffa, secondo i portavoce delle autorità di Santa Cruz, che si esplicano in un dover riparare a proprie spese la struttura, con un impegno di circa 3 milioni di euro, e nell’assumersi oltretutto i costi per una causa nei confronti del prestigioso studio di architettura.
Ma, come sottolinea il presidente del Cabildo di Tenerife Carlos Alonso, parte in causa nella querelle, la più grande preoccupazione risiede nel riportare l’Auditorio Adán Martin, simbolo dell’isola, a condizioni normali.
A questo proposito un team di professionisti del Collegio de Arquitectos de Santa Cruz de Tenerife sta lavorando alacremente per trovare la soluzione migliore.
La relazione preparata da Intemac e presentata allo studio Calatrava ai primi di gennaio del 2017 non sarebbe, per i tecnici del noto architetto, pienamente sufficiente per determinare le responsabilità del degrado addotte ma richiederebbe ulteriori test nonché la disamina della documentazione prodotta in fase di lavorazione.
Parrebbe infatti che la gestione del progetto, soprattutto per quanto riguarda le impermeabilizzazioni e il lavoro di rivestimento dell’edificio, non siano state di competenza dello studio Calatrava, che comunque precisa che le patologie ora riscontrate nella struttura siano da imputare a diversi fattori, quali quelli climatici, e non all’esecuzione.
Le raccomandazioni pervenute dallo studio Calatrava suggeriscono di procedere alla rimozione del rivestimento in ceramica per una sua installazione successiva, da eseguirsi a tappe sotto stretto monitoraggio, mentre relativamente alle infiltrazioni d’acqua si evidenzia un errato posizionamento della grondaia rispetto al progetto originario.
Viene ribadito infine il massimo interesse dello stesso Calatrava a trovare una soluzione per tutti i problemi riscontrati.
L’atteggiamento positivo del grande architetto viene però smentito dalle dichiarazioni del tecnico del Cabildo responsabile a quel tempo del progetto, Enrique Amigó, che ricorda il momento della realizzazione dell’Auditorio Adán Martin come negativo, con una evidente incompatibilità con l’ego smisurato di un Calatrava che non solo portò a quadruplicare i costi del progetto ma si espresse nei confronti dell’isola con la frase Tenerife non mi merita.
E ora, al di là di tutto il carteggio prodotto, l’Ayuntamiento ha deciso che non solo l’Auditorio non verrà chiuso ma che non verrà finanziato alcun progetto di restauro, in attesa delle successive azioni dal fronte della controparte.
di Magda Altman