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    L’arcipelago pioniere nella chirurgia cardiaca

    L’arcipelago canario pioniere nella chirurgia cardiaca

    di Vasco Montaldo

    Un passo importante, quello del reparto di Chirurgia Cardiovascolare di Hospiten, il gruppo ospedaliero privato a carattere internazionale che si può trovare in Spagna, Repubblica Dominicana, Messico e Jamaica.

    In questo caso parliamo di Hospiten Rambla, il nosocomio che si trova a Santa Cruz de Tenerife e che è l’unico centro dell’arcipelago che ha attuato una particolare tecnica di chirurgia cardiaca per casi gravi come la dissezione aortica o aneurisma.

    Hospiten è un vero pioniere nell’uso di un sistema innovativo che è già operativo in tutto il mondo da circa un anno ma che in Spagna si pratica solo in 4 ospedali, uno dei quali quello di Santa Cruz.

    La nuova tecnica si basa sull’utilizzo di una protesi chiamata “proboscide di elefante congelata”, un nome bizzarro che identifica l’unificazione di due interventi cardiovascolari molto complessi.

    La dissezione aortica è un difetto della parete dell’aorta secondo il quale il sangue affluisce tra gli strati della parete arteriosa, provocando la separazione del flusso e quindi diverse complicanze per il paziente; il caso rappresenta una vera e propria emergenza medica che può compromettere la vita del paziente poiché l’aorta è la più grande arteria del corpo, quella deputata a portare il sangue che fuoriesce pompato dal cuore attraverso il ventricolo sinistro per immettersi nella circolazione generale.

    L’innovativa tecnica applicata all’Hospiten consiste nel collocare una protesi nella zona dove le arterie sono dirette al cervello.


    In precedenza in casi di dissezione aortica, si doveva procedere con due operazioni, la seconda delle quali eseguita in un brevissimo tempo per evitare che una porzione dell’aorta potesse rompersi, ma con la nuova tecnica che unisce i due complessi interventi, molti di questi rischi potranno essere evitati.

    La sopravvivenza del paziente risulterebbe in aumento e nello stesso tempo si assisterebbe ad una riduzione del numero di interventi, con conseguenze ovvie sui costi e le tempistiche.

    Va sottolineato che in precedenza nel periodo di convalescenza tra i due interventi, la mortalità dei pazienti era pari al 15%, percentuale destinata a ridursi notevolmente con la nuova tecnica di chirurgia cardiaca, ma non solo.

    Il paziente, una volta subito l’intervento, sarà in grado di lasciare l’ospedale nel giro di pochi giorni.

    L’importanza di interventi sempre più veloci e dal decorso rapido è legata all’innalzamento dell’età dei pazienti e la chirurgia cardiaca, su una persona di 90 anni, non è una passeggiata.

    Nell’arcipelago canario, dove si ha una maggiore incidenza di diabete, le malattie coronariche sono piuttosto frequenti, con un 40% del totale degli interventi chirurgici dedicati al cuore, dove la media spagnola si aggira tra il 25 e il 28%.

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