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    Come si trasforma una discarica nel più grande palmeto d’Europa: il Palmétum di Santa Cruz de Tenerife

    Foto da wikiwand.com
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    Come si trasforma una discarica nel più grande palmeto d’Europa: il Palmétum di Santa Cruz de Tenerife

    di Magda Altman

    Ci sono uomini (e donne) speciali che inseguono tenacemente un’idea, la rendono scopo della propria vita e prima o poi, ci potete giurare, da quell’idea fanno nascere qualcosa di sorprendente.

    Manuel Caballero, un grande esperto canario di piante ornamentali, alla fine degli anni ’80 cominciò a guardare all’enorme discarica sul mare di Santa Cruz de Tenerife (El Lazareto) con l’occhio di chi un’idea ce l’ha, un pensiero ricorrente che germina e cresce proprio come le piante.

    El Lazareto era un luogo surreale, invaso da nauseabondi rifiuti in fermentazione, battuto da un vento infernale e pregno di salsedine che, nella testa di Caballero, prendeva la forma inimmaginabile di un grandioso giardino botanico.

    Un’idea ambiziosa, folle ma perseguita con molta determinazione nonostante i tanti momenti di sconforto.

    Già, chiudere una discarica, ricoprirla di terra, mettervi a dimora piante e palme combattendo contro venti salmastri, esalazioni di gas e la siccità, non era un’impresa da poco.

    E quello che sembrava un progetto irrealizzabile si trasformò negli anni in un autentico inferno, fatto di cocenti disfatte e di ostacoli troppo alti da superare.


    I lavori cominciarono ma subirono diverse battute d’arresto: crolli di terrapieni, piante che morivano per errori di acclimatazione o più banalmente per insufficienza d’irrigazione, carenza di personale, mancanza di soldi e di interesse.

    Situazioni critiche che determinarono l’abbandono del progetto più volte.

    Foto da santacruzdetenerife.es
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    Ma arrivò un uomo, già impegnato nell’idea folle, che diventò sindaco di Santa Cruz e con lui, Josè Manuel Bermúdez, non solo le cose cominciarono a rimettersi in marcia ma arrivarono i finanziamenti dall’Unione Europea.

    Ci vollero alla fine 30 anni, una vita, prima che il Palmétum potesse aprire finalmente i cancelli, far dimenticare l’ammasso putrescente di rifiuti e diventare il più grande palmeto d’Europa.

    Con la migliore collezione di palme e piante da tutto il mondo, 4.000 esemplari, il Palmétum si estende su una superficie di 12 ettari e rappresenta molto di più di un parco.

    Al suo interno infatti vivono 70 specie in pericolo, 14 delle quali in via di estinzione, una collezione di palme (tra cui la rara Hemithrinax) che è una delle più ricche d’Europa e collezioni botaniche eccellenti di Cactaceae, Mimosaceae, Arecaceae, Bromeliaceae, Agavaceae.

    Il Palmétum è stato diligentemente suddiviso in 14 sezioni bio-geografiche per evidenziare la distribuzione naturale delle piante e include una costruzione ottagonale (un cosiddetto “ombraio” semisotterraneo di 2300 metri quadrati) per le specie più delicate, un museo etnografico sotterraneo molto scenografico con un ingresso che replica quello di una foresta e soluzioni architettoniche quali cascate, fiumi e laghi create dal paesaggista Carlos Simón.

    Un vero e proprio giardino botanico, il Palmétum, che rappresenta una straordinaria opportunità per Santa Cruz nonché simbolo della città, da promuovere e sostenere anche solo per il meritevole impegno profuso nella sua realizzazione.

    E se qualcuno ora potesse vedere per un attimo la vecchia discarica, probabilmente non scommetterebbe un centesimo su un’idea che la trasformò in un paradiso dal valore inestimabile.

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