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    L’integrazione fra isolani e immigrati nelle isole Canarie

    Schermata 2016-06-26 alle 10.41.39L’integrazione fra isolani e immigrati nelle isole Canarie

    di Ilaria Vitali

    Le isole Canarie sono risultate la regione spagnola con meno diseguaglianze tra la popolazione straniera e quella nazionale, soprattutto nell’ambito del mondo del lavoro.

    È quanto emerge dai dati presentati durante una conferenza organizzata dall’Osservatorio di Immigrazione di Tenerife, tenutasi nella facoltà di Economia e dal titolo: “Realizzazioni e sfide di integrazione”.

    Nelle isole Canarie pare non vi siano differenze nel tasso di disoccupazione, nella distribuzione dei posti di lavoro e nella tempistica di assunzione, tra stranieri e nazionali.

    Un dato apparentemente positivo ma che, sottolineano gli esperti, nasconde un’insidia: non si ha a che fare infatti con un segnale di prosperità distribuita bensì con i risultati dell’adozione di un modello particolare di economia e del tipo di occupazione generata.

    Questo non significa che c’è più lavoro di prima ma che quello esistente è stato razionalmente ed equamente suddiviso e specializzato.

    L’indagine, condotta in tutto il territorio nazionale, rivela che in regioni come i Paesi Baschi, dove invece esiste un reale fenomeno di prosperità, è nata una crescente domanda di servizi da parte della popolazione economicamente forte, servizi che vengono soddisfatti unicamente da immigrati.


    La maggioranza autoctona mantiene quindi una distanza economica e sociale dalla classe degli immigrati creando un fenomeno di sperequazione che a lungo andare può seriamente minare il fragile equilibrio dell’integrazione.

    Il paradosso delle Canarie rappresenta invece una medaglia a due facce: se da un lato esiste una omogeneità sociale importante, dall’altro corrisponde una vulnerabilità economica equamente suddivisa tra canari e immigrati.

    Il prezzo di una omogeneità superficialmente positiva si configura nella realtà come la divisione in parti eguali delle briciole di una stessa tovaglia.

    Scopo dello studio era quello di determinare in quali regioni spagnole gli immigrati riscontrassero le maggiori difficoltà nel godere di alcuni diritti come l’accesso alla casa, l’ingresso nel mercato del lavoro e la fruizione della sanità pubblica.

    Ma i risultati, supportati da dati provenienti da Eurostar, non hanno reso possibile una fotografia dettagliata del fenomeno bensì spunti per la realizzazione di un progetto per affrontare la dimensione regionale dell’integrazione.

    Il quadro che emerge riguardo alle Canarie è di mancanza di diseguaglianza tra le classi sociali, fenomeno invece in forte aumento su tutto il territorio nazionale.

    Ciò che si auspica nel futuro è il raggiungimento di un modello economico sociale non solo in grado di misurare nel dettaglio l’integrazione e le sue reali ripercussioni sulla comunità ma anche di attuare politiche di pianificazione che accompagnino quella apparente omogeneità a un concreto beneficio in termini di lavoro e benessere per nativi e immigrati.

    Il sogno di un folle o un progetto raggiungibile?

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