Le famiglie dei minori vittime di bullismo chiedono azioni efficaci e protezione.
“Rompe el silencio Canarias” chiede una legge integrale urgente contro ogni forma di violenza scolastica e il suicidio; considera “un’ingiustizia” che le amministrazioni “tacciano i loro nomi e nascondano le vittime”
Diverse centinaia di persone sono scese nuovamente in strada a Tenerife e Gran Canaria per gridare no alla violenza scolastica, il bullismo uccide e che nessun altro bambino si suicidi a causa del bullismo scolastico, oltre a chiedere alle amministrazioni azioni e protocolli efficaci, sostegno psicologico e protezione alle vittime e una legge globale che protegga in modo urgente ed efficace i nostri minori negli ambienti educativi e sociali.
Convocati dal collettivo Rompe el silencio Canarias (Rompi il silenzio Canarie), promosso da Laura Fernández, la madre di Lucía, la ragazza che si è suicidata lo scorso 20 febbraio a causa del bullismo scolastico di cui era vittima a Puerto de la Cruz, un centinaio di persone hanno manifestato dietro uno striscione con lo slogan Ni uno más, portato dalla famiglia di Lucía, dalla spiaggia di Martiánez fino al molo del porto, dove sono state raccolte firme per promuovere una legge statale contro il bullismo e la violenza scolastica.
Questa normativa che deve stabilire misure concrete di protezione per l’infanzia e l’adolescenza nei centri scolastici e comunitari.
La maggior parte dei partecipanti, familiari e amici di minori e adolescenti che hanno subito bullismo, indossavano magliette bianche o blu (colore legato allo spettro autistico di cui soffriva Lucía) e portavano striscioni con slogan come “Il bullismo uccide”, “Basta dolore”, “No al bullismo”, oltre alle fotografie di una ventina di minori e adolescenti che si sono suicidati dopo essere stati vittime di bullismo scolastico, mentre gridavano “Neanche uno di più”; “Basta bullismo”; “Il bullismo uccide”; “Basta violenza a scuola”; o “Non sono cose da bambini, è violenza a scuola”.
Laura Fernández ha preso la parola alla fine della manifestazione per affermare che Rompe el silencio Canarias è nata per lottare per dare visibilità a una realtà che le amministrazioni cercano di nascondere, la violenza scolastica e “tutti quei minori e giovani che non sono più con noi”.
Ha quindi fatto i nomi di Lucía, Daniela, Kira, Claudia, Laura, Lucía, Alan, Adán, Alana, Alejandro, Hugo, Ilám, Óscar, Sara, Diego, Carla, Mario, Celia, Jokin, Mónica, Zulima, Elisabeth, Pablo, Nerea, Ariadna, Ángel, Unai, Saray, Arantxa, Mikel, Andrés, Matteo… affinché non cadano nell’oblio.
“Vi sembrano pochi? Questi sono quelli a cui possiamo dare un nome, perché ci sono molti genitori che, per non confrontarsi con l’amministrazione, non hanno sporto denuncia”.
Ha sottolineato che “è un’ingiustizia che le amministrazioni tacciano i nomi e nascondano le vittime” e ha ritenuto che “non si tratti di eventi normali.
Mia figlia non si è tolta la vita così, perché voi la conoscevate, ha sottolineato.
Ha sottolineato che “protestiamo per chiedere una legge globale per la prevenzione del suicidio infantile e adolescenziale e una legge globale contro la violenza scolastica”, ricordando che di fronte a litigi, aggressioni o bullismo in un centro scolastico, “basta smetterla di minimizzare e considerarlo un gioco da ragazzi”.
Ha chiesto alle amministrazioni di agire contro queste situazioni violente, “perché stiamo creando una banda di mostri che pensano di essere intoccabili fino ai 18 anni, e poi non hanno più soluzione”.
Da parte sua, a Las Palmas de Gran Canaria, quasi un centinaio di persone hanno manifestato convocate da varie associazioni per l’inclusione e contro il bullismo scolastico.
Tra le richieste di questa futura normativa: creare protocolli obbligatori di prevenzione e intervento contro il bullismo in tutti i centri educativi, pubblici e privati.
Obbligo di intervento immediato, con l’intervento di professionisti entro un massimo di 24-48 ore dalla segnalazione di un caso di bullismo o di segnali di rischio suicida.
Assistenza e accompagnamento per i minori a rischio e le loro famiglie.
Protezione legale per i minori con disabilità, diversità funzionale, TEA o altre condizioni di vulnerabilità.
Sanzioni esemplari e proporzionate alla gravità dei fatti per gli aggressori, garantendo la loro rieducazione, nonché la sicurezza e la giustizia per le vittime.
Sanzionare l’inerzia istituzionale o educativa di fronte a questi casi o istituire campagne di sensibilizzazione e prevenzione.
Il problema grave è che il bullismo in generale lo si combatte in famiglia soprattutto e quindi bisogna che le famiglie si attivino, bisogna che questi ragazzini vengano educati nella pace, nella non arroganza, nel non pensare di sapere tutto loro, nell’imparare ad ascoltare gli adulti, no ai giochi violenti on line, no alla legge del taglione.
E gli adulti devono smettere con l’omertà!
Bina Bianchini