Finca Marañuela, una parcella fondata dalla famiglia di Felipe García nella valle di La Orotava.
In questo luogo ameno, Felipe ha una parcella di coltivi associati come caffè.
Papaya, aranci, guayaba, ciliegie, avocado, erbe aromatiche affiancati dalla vigna, coltivata con il singolare sistema di allevamento della vite chiamato “cordón trenzado”.
Tutte le coltivazioni seguono i principi dell’agricoltura naturale, una pratica che unisce elementi di agricoltura sinergica, permacultura e agricoltura rigenerativa.
Uno degli elementi più affascinanti della Finca Marañuela è l’utilizzo del sistema di allevamento della vite detto “cordón trenzado”, una pratica unica al mondo, tipica della Valle de La Orotava.
Si tratta di una tecnica tradizionale in cui i tralci della vite vengono intrecciati a mano ogni anno, fino a formare lunghi cordoni che possono raggiungere anche i 10-15 metri di lunghezza.
Questa forma di allevamento non è nata solo per motivi agronomici, ma anche per esigenze di convivenza tra più colture.
Le viti intrecciate, sollevate da terra su appoggi naturali o bassi pali, lasciavano spazio sottostante per coltivare altri prodotti: legumi, patate, mais, erbe aromatiche o piccoli ortaggi.
Era una soluzione ingegnosa per sfruttare al massimo i terreni agricoli, specialmente nelle famiglie contadine dove ogni metro quadrato era prezioso.
Oggi il “cordón trenzado” rappresenta un esempio vivente di agricoltura sostenibile e integrata, e Felipe lo conserva con orgoglio, come parte del patrimonio agricolo e culturale delle Canarie.
Il gesto lento e sapiente dell’intreccio si trasmette ancora come un rito, un legame tra passato e presente, tra uomo e paesaggio.
Perché la decisione di diverse colture?
“La monocoltura impoverisce il suolo, compromette la salute delle sole piante che si coltivano, tutto si sbilancia, poi appaiono i parassiti, e siccome non c’è biodiversità, questi parassiti non trovano predatori naturali, allora si ricorre ai fungicidi, che impoveriscono ulteriormente il suolo, e deperiscono ancora di più la salute delle piante, e gli integratori con concimi sintetici.
È un ciclo il cui unico finale è il collasso della pianta.
Le colture associate creano un ecosistema agricolo che si mantiene da solo, autoregolante, quasi senza bisogno di intervento.
Tutto nella vita tende a stabilizzarsi se lasciato andare.
Più il sistema è complesso e diversificato, più stabile e autosufficiente diventa.
L’associazione di colture tende a imitare la complessità intelligente della natura in modo che l’agricoltore quasi non deve intervenire.
Le piante non competono, ma collaborano.
Alcuni fissano l’azoto, altri danno ombra, altri proteggono dal vento, altri respingono gli insetti…
Come esempio, l’anno scorso, le piante di caffè sono state attaccate da una piaga di afide e cocciniglia.
Ho deciso di non agire.
Pochi mesi dopo, migliaia di coccinelle sono apparse sul terreno.
Non ne avevo mai visto così tante.
Si sono presi cura di eliminare l’afide e la cocciniglia, perché sono il loro più grande predatore naturale.
L’equilibrio si è ristabilito, è arrivato da solo.”
Com’è farsi carico di una parcella policoltura a Tenerife?
“È difficile, impegnativo ed estenuante.
Non appena finisci un lavoro con una coltura, devi passare all’altra e così via.
Non c’è riposo.
C’è sempre attività e sforzo fisico e mentale.
Ma allo stesso tempo è una sfida dalla quale impari.
Osservi e impari.
E poi metti in pratica ciò che hai imparato.
E capisci che se ti fermi a “leggerla”, la natura ti insegna, è il tuo miglior maestro e alleato.
Lei sa già cosa fare, quando farlo e come farlo.
Tu devi solo leggere e interpretare, lasciare fare, lasciarti guidare, collaborare con lei.
È guaritore capire questo.
Sapere che non sei solo e che, in qualche modo, tutto è già scritto.
In definitiva, è difficile e allo stesso tempo è una sfida che mi motiva e mi fa crescere come persona.
Lucia Montalbano