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    El Hierro, La Gomera, La Palma troppo lontane per essere ascoltate

    Foto di Hans-Peter Hein

    Le tre isole più occidentali del nostro arcipelago, conosciute a ragione come le “isole verdi” per la loro particolare vegetazione autoctona, soffrono non solo della doppia insularità, cioè di una situazione specifica caratteristica dei territori insulari che sono piccoli e vicini a isole più grandi, ma anche di troppe difficoltà, generale povertà economica e svantaggiosa vita ordinaria rispetto alle vicine isole capitali, esponenzialmente moltiplicando i problemi della convivenza cittadina, derivanti principalmente dalla scarsa attenzione o dalla mancanza di priorità politica che sopportano stoicamente, essendo trascurati nei loro innegabili diritti di priorità di attenzione da parte dei diversi governi, sia regionali che statali, derivanti dalle loro speciali caratteristiche di isolamento geografico.  

    La mancanza o la scarsa presenza di servizi pubblici particolarmente ben dotati in quasi tutti i settori, ma che si distinguono fondamentalmente per la loro assenza in quelli sociali, sanitari o educativi, è una vergognosa costante storica priva di qualsiasi spiegazione gestionale. 

    Semplicemente, non viene prestata loro la dovuta attenzione, o meglio, la prestazione obbligatoria, almeno quella di cui dovrebbero godere in modo standardizzato, forse con una scusa, vale a dire che, nelle isole maggiori, soffriamo anche noi dello stesso male, quindi è generalizzato in tutto il nostro territorio. 

    Anche se, in questo caso, non è assolutamente ammissibile il detto che “il male di molti è il conforto degli stolti” o “mal comune mezzo gaudio”.

    Inoltre, la cosa più grave è la fuga dei talenti, cioè dei giovani, che cercano una prospettiva di fiducia al di fuori della loro isola di nascita. 

    È la dimostrazione dell’abbandono come frustrazione del futuro. 

    A sua volta, ciò implica l’aggiunta di un’altra difficoltà, ovvero l’invecchiamento allarmante della popolazione.


    Le tre isole si stanno trasformando in veri e propri ospizi, dove la popolazione di diritto, cioè il numero di persone ufficialmente registrate, presenti o assenti al momento del censimento, non corrisponde affatto alla realtà, rispetto alla popolazione di fatto, cioè il numero di persone concrete e quantificabili che vivono attualmente. 

    La differenza tra teoria e pratica è abissale, la realtà è schiacciante per la sua spaventosa differenza negativa in un crescente spopolamento, mi si permetta il paradosso, difficilmente sostituibile, soprattutto dall’immigrazione di venezuelani e cubani, alcuni rimpatriati di prima generazione e altri senza alcun legame familiare.  

    El Hierro è tristemente diventata famosa a livello globale, proprio come l’isola italiana di Lampedusa, per la crisi migratoria che sopporta e che le autorità locali e i vicini accoglienti, residenti solidali, che hanno dimostrato una straordinaria pazienza (che è finita), sopportano e sopportano in modo molto dignitoso. 

    Noi canari siamo sempre stati emigranti, non dobbiamo mai dimenticarlo, ma con i documenti in regola e cercavamo veramente un lavoro.

    La Palma, dopo l’eruzione del vulcano Tajogaite, anche se la verità è che era già in atto da tempo, continua a trovarsi in una situazione che potremmo definire provvisoria, che è ciò che crea maggiore incertezza economica e preoccupazione, mettendo a rischio una ripresa necessaria e urgente.

    Lo dimostra concretamente l’esistenza dei container, che si diceva fossero provvisori, come soluzione abitativa che è stata data a suo tempo e che è il monumento al più assoluto degrado della gestione politica come servizio pubblico. 

    La Gomera, come le altre due isole verdi, con il suo eterno problema di connettività con l’isola di Tenerife, con circa un milione di visitatori all’anno, non riesce a far sì che le autorità competenti trovino una volta per tutte una soluzione forte ed efficace.

    Molte le politiche “del turismo” ma a prezzi molto alti per quello che veramente offrono le strutture!

    Urge, rispetto per le loro caratteristiche distintive e sostegno incondizionato a un progresso sicuro.

     

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