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    Cos’è la calima e perché si forma? È dannosa per la salute?

    Foto di Jörg Bergmann

    Sorge il sole e la luce è strana. Sembra che un filtro ocra, seppia, abbia coperto la realtà. Il suolo, le auto, tutto è coperto di sabbia e c’è persino chi pensa che si tratti dell’apocalisse. 

    Ma no, quello che sta succedendo è molto meno drammatico. 

    Si tratta della calima, un fenomeno meteorologico che, nonostante lasci cartoline degne della fine dei tempi, ha una spiegazione molto più banale.

    La calima si verifica quando piccole particelle solide e secche, in quantità sufficiente, rimangono sospese nell’aria. 

    Questo accade di solito, ma in questo caso sono così numerose da offuscare l’ambiente. 

    Inoltre, l’umidità deve essere inferiore al 70%, deve esserci aridità in genere.

    Una sensazione torbida che lascia una luce ocra, da giallastra a rossa, crepuscolare.


    Il tipo di particelle varia molto, anche se le calime più famose sono quelle che si formano a causa del deserto del Sahara. 

    Questa enorme distesa africana è piena di sabbia. 

    Quando il vento solleva questa polvere e la sposta, lo spettacolo è servito. 

    Ad esempio, se sono le correnti di scirocco ad agire, le Canarie, in particolare le isole orientali, saranno coperte da questo dannoso manto. 

    Anche nella penisola è comune vedere questo spettacolo, anche se più attenuato man mano che ci si sposta verso nord, ovviamente.

    Il fatto è che, al di là delle belle foto, questo fenomeno meteorologico è piuttosto dannoso. 

    A chi soffre di disturbi respiratori, ad esempio, rende la vita impossibile. 

    Se è molto grave, può persino influenzare il traffico aereo o portare le autorità a raccomandare di non uscire di casa. 

    D’altra parte, combinato con le precipitazioni, genera piogge di fango che lasciano tutto in un vero disastro.

    Chi conosce un po’ l’arabo potrebbe pensare che l’etimologia di questo fenomeno derivi da questa lingua. 

    Dopo tutto, questa possiede il termine Kalima che significa parola. 

    Ma non è così. 

    “Calima” deriva dal latino, da caligo (che ancor oggi in dialetto veneziano significa nebbia) o caliginis. 

    Con questo termine, i romani si riferivano a nebbie o fumi densi che creavano un’atmosfera scura e opaca. 

    Come si può vedere, è ben definito e corrisponde ancora a ciò che si può vedere oggi. 

    Tali termini derivarono in “calina”, che a sua volta si trasformò in “calima”.

    Marta Simile

     

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