Il nostro corpo ha la percezione del tempo e in qualche modo si organizza a ridosso di un’unità di tempo connettendosi con l’esterno.
Questo meccanismo detto orologio circadiano distribuisce le informazioni che riceve dall’esterno, (luce buio, rumore silenzio, attività inattività, digestione o produzione di ormoni specifici del sonno) in un ciclo di circa 24 ore.
Quando questo meccanismo si inceppa cronicamente o viene temporaneamente disturbato parliamo di trastorno del ritmo circadiano o del ciclo di veglia e sonno.
Di solito io chiedo ai miei pazienti di fornirmi un “diario del sonno”, cerco di capire il campo emozionale in cui si svolge la loro vita personale e familiare, l’eccezionalità o ripetitività delle manifestazioni di malessere come la spossatezza diurna, la difficoltà a dormire e a digerire, e le correlo con le possibili sostanze chimiche incidenti e le abitudini in controtendenza con le esigenze del nostro orologio.
La misurazione programmata del livello di cortisolo e melatonina nel sangue e nella saliva sono anch’esse misure efficaci per capire fino a che punto un malessere o una vera patologia possano avere le loro radici nello sbilanciamento dell’orologio interno del nostro organismo.
Esistono chiaramente farmaci promotori dello stato di veglia come dello stato di sonno ma, oltre al fatto che entrambi tendono ad avere effetti collaterali che è opportuno evitare se non davvero costretti a farne uso, bisogna considerare il fatto che se si identificano le cause e si tende una mano al nostro corpo, i meccanismi di autoregolazione dell’organismo umano non smetteranno mai di stupirci.
Il complesso intreccio di fattori psicologici, emozionali e prettamente fisici può rendere non semplice la diagnosi ma con tentativi successivi è possibile riportare in asse gli equilibri sbilanciati.
Un primo passo che chiunque può tentare è senz’altro “riordinare” il proprio rapporto con le attività di veglia e sonno.
Usare il corpo durante il giorno, fare attività fisica che scarichi la tensione e stanchi il corpo, evitare di tenere accesi computer e telefoni oltre l’ora del crepuscolo, leggere piuttosto, l’attenzione a un libro è sana, quella a uno schermo è fisicamente e psicologicamente avversa al buon funzionamento del ritmo circadiano.
Creare un’alternanza chiara fra luce e buio prendendo alcune ore di sole pieno durante il giorno e affievolendo le luci alla sera.
Cenare presto e praticare una volta al mese un giorno di digiuno, praticare diariamente la respirazione diaframmatica e creare delle routines che l’organismo riconosca come segnali, nel caso dell’insonnia per esempio praticare una routine sempre uguale nell’ora prima di coricarsi perché il corpo “capisca” che ci si appresta a dormire e si prepari a fare la sua parte in quella routine.
Insomma, tenere presente che il nostro corpo “legge“ l’ambiente circostante e interpreta i segnali, è la base per imparare a dialogare con il nostro orologio interno e, quando non insorgono patologie vere e proprie, anche un modo per aggiustarlo.
Dott. Alessandro Longobardi