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    XVIII edizione del Rapporto Italiani nel Mondo

    La XVIII edizione del Rapporto Italiani nel Mondo realizzato della Fondazione Migrantes, evidenzia come in una emigrazione italiana che continua a crescere, anche se in maniera minore rispetto agli anni passati, sono sempre di più numerosi i giovani che decidono di lasciare il nostro Paese, non trovando riscontri adeguati nei luoghi di residenza.

    Gli italiani all’estero iscritti all’Aire hanno una incidenza sulla popolazione residente in Italia del 10%.  

    La maggioranza dei connazionali nel mondo, fra cui circa il 45 % hanno tra 18 e i 49 anni, risiedono in Europa.

    La comunità all’estero più numerosa rimane quella che vive in Argentina.

    Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, introducendo la presentazione del Rapporto, dopo aver ringraziato le autorità presenti, accademici, studiosi, funzionari e chi è legato “a questo straordinario mondo della mobilità umana e italiana in particolare”, si è espresso sulla coralità del lavoro svolto per la realizzazione della ricerca.

    “L’auspicio è che tutti” – ha continuato Mons. Felicolo – “possano trovare utili informazioni, ma soprattutto un metodo di studio, di vita dedito al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un paese diverso da quello in cui è nato”.

    “Parlando di chi è lontano dall’Italia, il saggio parla in realtà di noi tutti.

    Parla degli italiani nel mondo e quindi anche degli italiani in Italia.

    Parla del nostro paese, delle sue difficoltà che hanno spinto molti ad andarsene, ma anche dei punti di forza che lo rendono attraente agli occhi di chi pensa di tornare.


    Indaga dell’universo dei giovani, della loro rassegnazione e della loro vitalità”.

    Lo ha affermato il direttore dell’agenzia 9 Colonne, Paolo Pagliaro intervenendo prima della visione del video sul Rapporto 2023 a cura della sua agenzia.

    La sociologa delle migrazioni e caporedattrice del Rapporto, Delfina Licata, ha poi presentato i dati più significativi della ricerca: “58.5 milioni di italiani residenti in Italia, 5 milioni di stranieri regolarmente residenti, circa 350 mila persone che hanno ricevuto una forma di protezione e circa 6 milioni di connazionali residenti all’estero.

    Questa è l’Italia che abitiamo oggi.

    L’Italia della mobilità e della interculturalità.

    Un paese demograficamente fragile in un’Europa che si accinge a vivere una fase preoccupante per il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione che rischia di mettere in crisi il welfare ”.

    Riguardo a cosa fare, Licata ha ribadito la necessità di cogliere l’importanza dei giovani, che “sono cresciuti nell’epoca della mobilità e della circolazione dei talenti e che sono quindi naturalmente portati fare esperienze di mobilità ma che sono anche obbligati ad emigrare se permangono forme di deprivazione, di ineguaglianza, di ingiustizia e ritardi”.

    “Il mondo scientifico – ha aggiunto Licata – è al servizio dei decisori e la conoscenza è la base per operare.

    Per questo auspichiamo che vada in porto anche il progetto di legge per introdurre la storia delle migrazioni nelle scuole.

    La sociologa, ha poi posto il focus su tre forme di rientro prese in esame dal Rapporto, rilevando in primo luogo l’importanza dello smart working che “deve essere collegato alla politica di rientro”, applicato però “non come lavoro da casa ma come possibilità di lavorare dal luogo in cui ci si trova: è un importante salto culturale da fare”.

    Il secondo elemento segnalato è il rientro dei pensionati.

    “Stiamo studiando le ricadute positive sui territori, o meglio l’impatto che le pensioni maturate con il lavoro all’estero, ma pagate in Italia, hanno su alcuni territori che oggi sopravvivono grazie a quelle rimesse”.

    Il terzo aspetto fondamentale è invece collegato al Turismo delle Radici.

    Per la ricercatrice infine sarebbe opportuna sia la valorizzazione dei percorsi migratori, sia l’introduzione per i rientri in Patria di benefici territoriali a sostegno alle famiglie.

    A seguire in un video-messaggio, il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, ha sottolineato alcuni dati emersi dal Rapporto.

    In particolare, il numero degli italiani residenti all’estero che è “raddoppiato rispetto al primo Rapporto di 18 anni fa”, complice anche una crescita insoddisfacente del paese.

    Un dato che segnala però un possibile cambio di rotta è, secondo il Commissario, il calo degli espatri ed un “aumento dei rimpatri dei nostri connazionali.

    Meno italiani lasciano l’Italia, più italiani che decidono di rientrare”, coinciso in un momento di forte ripresa proprio in seguito alla pandemia, “grazie anche alle politiche portate avanti a livello europeo”.

    Mentre il flusso degli italiani verso l’estero ha continuato a crescere, il numero di stranieri in Italia è pressoché stabile dal 2015.

    La sfida dell’immigrazione va gestita con politiche strutturali e di lungo respiro, non con la logica dell’emergenza.

    Il ministro Tajani ha quindi sottolineato l’attenzione del governo per i “connazionali all’estero”, sostenendo “ogni forma di coordinamento e di promozione di iniziative, anche normative, sulle politiche generali concernenti le collettività italiane nel mondo”, tra cui anche il “Turismo delle Radici”.

    Tajani ha poi lodato l’attenzione del Rapporto per “uno degli argomenti meno dibattuti quando si parla della migrazione italiana di oggi, ovvero i ritorni”, questione su cui il governo ha messo in atto interventi, tenendo presente l’importanza del ruolo dei media, della comunicazione e dell’informazione per informare meglio chi sta fuori e realizzare un’informazione di ritorno.

    “Solo con una corretta informazione la migrazione – ha aggiunto il Ministro – diventa un’opportunità.

    La mescolanza di culture e religioni può essere un arricchimento, anche se, come abbiamo visto, in alcuni casi, può alimentare tensioni persistenti. Antidoto a tale tensione è il dialogo che porta al riconoscimento di valori comuni”.

    Gli Stati Uniti sono la meta preferita”, lo ha detto Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, ha ripercorso i principali dati riguardanti l’emigrazione italiana.

    Il presidente di Istat ha quindi ribadito l’aumento dei rimpatri, soprattutto da Regno Unito e Germania, con un età media di chi ritorna che si attesta sui 35 anni.

    Dopo aver segnalato il problema dell’alto tasso di suicidi dei giovani italiani a Londra, in Svizzera ed in Belgio, il presidente della Migrantes ha ricordato che “c’è una sola Italia che cresce ed è quella all’estero”, anche in termini di nascite.  

    “Questo dato dell’emigrazione – ha aggiunto Perego – segnala anche una crescita della povertà in Italia, soprattutto giovanile”.  

    “L’Europa per gli emigranti – ha poi rilevato – è una casa comune, loro ci danno l’indicazione, di superare i nazionalismi, di continuare su questa strada, nella costruzione dell’Europa.

    Il Rapporto Italiani nel mondo, ha concluso il presidente di Migrantes, “credo possa essere uno strumento importante, dal punto di vista politico, sociale, economico ed anche ecclesiale per costruire il futuro”.

    (Alessio Mirtini/Inform)

     

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