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    Una suggestiva escursione in un punto più estremo: il faro solitario di Anaga

    Trekking al faro di AnagaNell’estremità nord-est del triangolo vagamente isoscele di Tenerife, dove si erge il maestoso e frastagliato massiccio montagnoso di Anaga, dal 1864 l’omonimo Faro invia lampi di luce nella notte per guidare i naviganti tra le turbolente correnti suscitate dall’intenso soffio degli alisei sulla confluenza dei mari settentrionale e meridionale dell’isola…

    … ma nella notte del 15 febbraio 1898, con il Faro inopinatamente oscurato da una densissima calima, queste insidie concomitanti spinsero sugli scogli il piroscafo francese Flachat in navigazione da Marsiglia al Venezuela, che spezzatosi in tre tronconi affondò annegando 86 persone.
    La costruzione del Faro fu tutt’altro che agevole, considerando che ancora nel 2023 si arriva alla sua torre solo scarpinando per mezz’ora sulla pista che vi si arrampica dal minuscolo borgo marinaro di Roque Bermejo, esso stesso inaccessibile ai veicoli a motore terrestri per mancanza di strade e raggiungibile dal resto del mondo o in barca o in 90 minuti di cammino sullo scosceso sentiero che lo collega all’abitato di Chamorga.
    Trekking al faro di AnagaAttualmente il Faro è comandato via satellite e alimentato da pannelli solari, ma in tempi passati non era impresa semplice approvvigionarlo una volta all’anno dei 6.000 litri di petrolio e 2.000 litri di gasolio necessari per farlo funzionare, che le poverissime donne di Roque Bermejo, assoldate per 200 pesetas giornaliere, trasportavano dal molo al Faro in secchiate da 25 litri ciascuna, su e giù 8 volte al giorno fino ad esaurimento.
    E ingrata era la solitaria esistenza degli operatori nelle tre casette intorno al Faro, che per qualsiasi necessità, scuola dei figli compresa, dovevano percorrere tra andata e ritorno 6 km di sassoso sentiero fino a Chamorga!
    Altri tempi… sulla cui asprezza possiamo meditare sperimentando con le nostre gambe la scabrosità della salita. Oggi fortunatamente non si percorrono più questi monti per dura necessità, ma solo per diletto e per ammirare dall’alto la solitaria sagoma bianca e verde del Faro, che nel silenzio rotto solo dal vento, dalle onde e dai nostri passi si staglia sul bruno del terreno e sull’azzurro intenso dell’oceano.
    Un altro itinerario più lungo e difficoltoso, attualmente parzialmente vietato al transito per la rischiosità di alcuni passaggi tuttavia sfidati da qualche spericolato trasgressore, conduce al Faro dal paesino di Benijo attraversando a metà percorso la remota manciata di case di Las Palmas de Anaga, molte delle quali desolatamente abbandonate e in rovina.
    In quei tempi tanto diversi dai nostri, gente forgiata a sacrifici oggi inimmaginabili partiva prima dell’alba da questo minuscolo abitato per vendere i suoi modesti prodotti in città e approvvigionarvisi, trasportando sulla schiena per molti chilometri di sentieri impervi pesi ben più gravosi dei nostri zainetti.
    Trekking al faro di AnagaDa questo sentiero, o dall’alto di un secondo che biforcandosi dal principale aggira Chamorga salendo direttamente alle diroccate casupole di Tafada, non lontano dal Faro lo sguardo cade sulle colossali sagome biancastre del Roque de Dentro e del Roque de Fuera bizzarramente somigliante ad una gigantesca lumaca caracollante sulle onde, che impassibili al volgere dei secoli maestosamente emergono dal blu profondo dell’oceano.
    Francesco D’Alessandro

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