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    La sfortunata sorte del Rifugio Altavista

    rifugio altavista
    Foto di Tore Brattli

    A quota 3.270 metri si trova il più alto, dovuto ovviamente al fatto di trovarsi sul Teide, rifugio di montagna della Spagna: Refugio Altavista.

    Vanta origini e fondazioni italiane: nel 1856 il ricercatore Charles Piazzi Smyth costruì il rifugio per l’esigenza di ripararsi e ristorarsi durante l’istanza al Teide per le sue ricerche astronomiche.
    Il governo di Tenerife si appropria della struttura nel 1950 diventando da allora il diretto responsabile della struttura rinnovata negli anni fino ad arrivare all’ultima riforma datata 2007, che struttura il rifugio in due edifici e li dota di infermeria, mensa e cucina a disposizione e stanze per un’accoglienza di 54 occupanti.
    Ogni stanza è completa di biancheria.
    La struttura offre pertanto comodità a quanti, usufruendo del parco del Teide dei percorsi delle osservazioni, necessitano di ristoro.
    Si può infatti pernottare solo una notte. Di un rifugio si tratta. Appunto. Però è chiuso.
    Nel 2019 anno in cui era in scadenza il contratto di gestione con sei dipendenti dell’impresa Teleferico il cui principale azionista è il Cabildo di Tenerife per un 49% delle azioni, si segnala la non proroga del contratto e non si avvia nessuna procedura di sostituzione nella gestione.
    Il 1 novembre 2019 il rifugio chiude.
    Incombe il covid, i dipendenti vanno comunque in ERTE ma il rifugio passata l’emergenza sanitaria non viene ancora riaperto.
    Il rifugio chiude sapendo bene che passato il covid non ci sarebbe stata più la stessa gestione a garantire la riapertura, e il governo era ben consapevole di questo.
    Imbarazzanti pertanto le risposte del presidente del cabildo  Pedro Martin e del suo vice Enrique Arriaga interrogati a riguardo nel corso di questi anni.
    I due si alternano a ripetere che “non è stato previsto nessun bando di concorso per la gestione del rifugio perché l’apparato regionale era occupato in altre cose più importanti.
    Ebbene sì. Come se al Cabildo si potesse gestire una cosa al mese e come se i funzionari non fossero in grado di redigere un bando di concorso.
    Eppure tutti non evitano di rimarcare quanto sia importante il Teide, quanto sia prestigioso il Teide, quanto sia importante la sicurezza, ma proprio quel rifugio che dà riparo e ristoro da improvvise o scontate avversità atmosferiche che possono occorrere in montagna, il rifugio che offre bevande calde, ebbene questo servizio che rende ancora più prestigioso e usufruibile il Teide, lo lasciano chiuso.
    rifugio altavista
    Foto di Jasiek Marcinkowski

    L’emergenza è tale che la federazione di montagna di Tenerife (FIMT) incessantemente dal 2020 chiede la riapertura del rifugio.

    Lo chiede a mezzo stampa, con lettere indirizzate al Cabildo, con la richiesta di incontri, ma nessuna di queste richieste è stata finora attesa.
    Incalzato più volte sull’assurdità delle risposte date, il presidente del cabildo ha anche aggiunto alla difficoltà di redigere un bando di concorso quella del disagio per le opere vandaliche occorse alla struttura.
    Una risposta ancora più biasimevole.
    Sembrerebbe che addirittura su un preciso atto vandalico stia indagando la Guardia Civil perché si ritiene che non siano entrati (i vandali) nella struttura forzando la serratura ma aprendo con chiave.
    Incalzato nuovamente nel 2021 il vicepresidente Arriaga risponde che “non è facile ottenere i permessi per poter installare un sistema di depurazione nel parco del Teide”.
    Per cui a rallentare il bando di concorso sembrerebbe essere la mancata esistenza di un sistema di depurazione nel rifugio.
    Per cui la situazione fino al 2019 non era idonea in termini di depurazione.
    Un susseguirsi di annunci di prossima apertura di prossimo bando di concorso, ma finora nulla.
    Nulla neanche da quella dichiarazione del vicepresidente, datata febbraio 2022, per cui il settore di strade e paesaggio, (area insular de carretteras y paesaje) incaricato di redigere il progetto, aveva stanziato 1,5 milioni di euro  da attivarsi in 4 o 5 mesi per la riapertura del rifugio.
    È passato un anno da allora (tre dalla chiusura), si pressa costantemente e si esige nuovamente l’immediata apertura annotando l’importanza sanitaria e umanitaria di un rifugio agibile in alta quota.
    Che sia ancora una volta il famoso PRUG congelato, attualmente, a procrastinare l’apertura di questo rifugio?
    Visto che la proprietà è del Cabildo?
    Non possono intervenire nella questione né l’ente parco né il comune de La Orotava.
    È esclusiva competenza del Cabildo, motivo per cui i partiti politici di tutta l’isola hanno un buon elemento di propaganda politica ora che siamo alle elezioni del 2023.
    O la incompetenza era tanta, o i problemi erano più grandi della capacità politica dei funzionari o il Cabildo, questo, si distrae dal nord dell’isola.
    Fatto sta che il rifugio chiuso penalizza gli amanti della montagna della natura e di quest’isola.
    Giovanna Lenti

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