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    Propaganda nazista alle Canarie, la strategia di Goebbels

    Sfruttando l’ambientazione di Tenerife e la musa di Hitler Zarah Leander, il regime intendeva offrire all’Europa una replica germanica di Puerto Rico e di Greta Garbo

    Negli ultimi anni il Gobierno delle Canarie ha lanciato una campagna per incentivare il business cinematografico sulle isole, sfruttando gli incentivi fiscali; ma le riprese sull’Arcipelago in realtà non rappresentano una novità, se si considera che già più di 80 anni fa queste isole vennero scelte niente meno che da Goebbels come palcoscenico ideale per girare un melodramma.

    In quel caso però, non furono i risparmi fiscali ad attirare l’investimento, bensì qualcosa di molto più complesso e sicuramente più discutibile.

    Joseph Goebbels, per portare avanti la propaganda nazista e ridicolizzare i resti dell’Impero spagnolo in America, pensò di girare le scene del film Habanera proprio a Tenerife, location quanto più simile a Puerto Rico.

    Il film, a firma Douglas Sirk, prevedeva la partecipazione come protagonista principale della musa di Hitler, Zarah Leander, la risposta svedese a Greta Garbo e Marlene Dietrich; la Leander, assunta da Goebbels nel 1936, girò un totale di 10 film, tra cui uno nel ’37 alle Canarie, e insieme a Eva Braun, Magda Goebbels e Leni Riefenstahl faceva parte della ristretta cerchia delle donne più ammirate dal Führer.

    Solo nel 2004 lo storico Anthony Beevor sostenne che la Leander in realtà fosse una spia russa che doveva passare i segreti nazisti alla patria ogni volta che faceva ritorno nella sua casa di Stoccolma; al tempo la Svezia riforniva di ferro la Germania con le miniere nordiche di Kiruna.

    La scelta di Tenerife come teatro della filmografia propagandistica non era casuale, ricca com’era di proprietari terrieri corrotti e terra abbandonata sia dagli americani che dagli stessi spagnoli.

    Il messaggio che si voleva veicolare era piuttosto eloquente: meglio rimanere in Germania piuttosto che essere trasferiti in un qualsiasi contenitore di epidemie caraibiche.


    Francisco J. Hernandez Adrian, professore dell’Università di New York e dell’Università di Durham in lingue e culture moderne, sostiene che la produzione nazista girata a Tenerife cercava di fatto di rafforzare stereotipi circa l’inefficacia dell’impero spagnolo e della seconda repubblica, come mezzo indiretto per portare a riflettere sui desideri colonialisti della Germania nazista.

    Habanera, girato in 6 mesi e presentato per la prima volta il 18 dicembre del 1937, dura 100 minuti e contiene caricature marcate che fanno capo ai concetti base della cultura ariana, come la presenza di un bambino nativo dell’isola ma con capelli biondissimi e pelle chiara.

    La trama di Habanera verte sulla storia di una turista svedese che arriva in crociera a Puerto Rico, affiancata da un potente proprietario terriero locale nonché ex torero, Don Pedro de Ávila; dopo 10 anni la protagonista è stanca e infelice di questa isola carica di ritmo ma assediata da diversi problemi sociali e si dedica completamente al figlio di 10 anni avuto con Don Pedro.

    Un ex fidanzato e medico svedese arriva quindi a Puerto Rico per indagare su una epidemia, ma ben presto viene boicottato dai leader locali; la coppia decide quindi di abbandonare il paradiso caraibico, osteggiata dal marito geloso che finisce per perdere la vita proprio a causa della carenza di controlli sanitari.

    I due amanti riescono così a lasciare Puerto Rico, ovvero Tenerife, per far ritorno a casa in Svezia ovvero in Germania.

    Il film tanto voluto da Goebbels era finanziato dalla UFA, la società di produzione tedesca sotto il controllo di Bertelsmann dal 1964 che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, venne sciolta; la Leander venne licenziata, uno degli autori della colonna sonora, Bruno Balz, finì in campo di concentramento accusato di omosessualità e il bambino protagonista della pellicola, Michael Schulz-Dornburg, morì nel 1945 a 17 anni a Berlino, dopo essere stato reclutato quando entrarono le truppe russe nella capitale tedesca.

    Alberto Moroni

     

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