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    Cancro alla prostata, la mappa della mortalità in Spagna

    I ricercatori del Centro Nazionale di Epidemiologia Carlos III dell’Istituto Superiore di Sanità ISCIII, in collaborazione con il Servizio di Urologia dell’Ospedale Universitario di Fuenlabrada, Madrid, e con l’Università di Granada, hanno analizzato la distribuzione geografica della mortalità e della ospedalizzazione per cancro alla prostata in Spagna.

    Per realizzare lo studio sono stati impiegati i dati del periodo che va dal 2010 al 2014, quando si sono registrati ben 29.566 morti per questo tipo di tumore, e si sono quindi considerate le differenze tra il totale degli uomini deceduti e quelli in particolare di età inferiore ai 65 anni.

    Le zone con la maggior incidenza di cancro alla prostata con esito mortale sono la Galizia, le Asturie, i Paesi Baschi, il sud ovest dell’Andalusia , Granada e una lunga striscia geografica che dai Pirenei si estende fino al nord di Valencia.

    I risultati pubblicati nella rivista Plos One, riflettono anche che Madrid, la zona costiera di Tarragona, Barcellona, Alicante e Murcia presentano al contrario rischi nettamente inferiori alla media.

    Durante lo studio dei decessi di uomini di età inferiore ai 65 anni (che rappresentano il 6% del totale), è emerso invece un pattern geografico completamente differente, visto che il rischio maggiore è stato osservato solo nel nord della Spagna e nel sud est dell’Andalusia.

    Secondo gli autori, queste differenze supportano l’ipotesi che possano esistere diversi fattori di rischio coinvolti nello sviluppo del cancro alla prostata, che è più aggressivo tra i giovani e gli anziani.

    Nell’analisi della distribuzione geografica del numero di ospedalizzazioni per cancro alla prostata, nessuna chiara differenza è stata rilevata circa l’età, bensì un pattern nord-sud molto più marcato rispetto a quello relativo alla mortalità.

    Confrontando mortalità e ospedalizzazioni, è stato osservato che Madrid e Barcellona hanno alti tassi di ricovero e bassi tassi di decessi, mentre accade il contrario nel sud ovest dell’Andalusia.


    Gli autori stimano che queste differenze siano imputabili a fattori molteplici, quali ad esempio differenze nella registrazione dei casi, nelle pratiche cliniche e nei trattamenti delle varie regioni; in ogni caso ricordano che questo tipo di studio ha solo lo scopo di generare ipotesi e riflessioni e non consente di andare a fondo alle cause della patologia.

    Questo tipo di tumore è il secondo più comune tra gli uomini di tutto il mondo, subito dopo quello al colon retto, e colpisce maggiormente le persone anziane; se da un lato la maggior parte delle diagnosi rileva tumori cosiddetti indolenti, dall’altro sono diversi i pazienti che risultano affetti da tumori più aggressivi che portano al decesso.

    Lo studio effettuato, che fornisce la fotografia della distribuzione della mortalità in Spagna, rientra nel progetto di monitoraggio della situazione tumorale del Paese e della ricerca epidemiologica condotta in modo pressoché continuativo dal Dipartimento di Epidemiologia delle Malattie Croniche dell’ISCIII.

    Bibi Zanin

     

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