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    Diario di un difensore dell’ordine

    Questo mese mi trovo obbligato a riportare l’informazione apparsa in vari giornali locali relativa a un tentativo di violazione nei confronti di una turista.

    Senza voler entrare nel fatto in sé, che trovo particolarmente spregevole e dannoso all’immagine di tutta l’isola, cercherò di utilizzarlo per spiegare la differenza tra essere un vigilante o essere una persona che ha ottenuto la licenza per esercitare in questa professione.

    Il fatto si è verificato intorno alle 3 del mattino del 7 aprile all’esterno dell’aeroporto nord, dove una giovane turista messicana si trovava ad aspettare l’apertura dell’aeroporto senza sapere che apre alle 5.

    Durante l’attesa le si avvicina un ragazzo di origine austriaca cercando di attaccar bottone chiedendole fuoco per accendere una sigaretta.

    In pochi minuti la situazione degenera e l’individuo mette a terra la giovane cercando di abusarla.

    Fortunatamente un taxi in arrivo permette alla ragazza di chiedere aiuto e il conduttore con il passeggero riescono a far allontanare il delinquente.

    Quindi i 3 ancora sotto shock si avvicinano al citofono del parcheggio chiedendo aiuto ai vigilanti che si trovavano all’interno dell’edificio.

    Secondo le dichiarazioni, la voce dall’altro lato contesta che nessuno dei vigilanti è autorizzato a uscire dall’installazione e che non possono essere di aiuto.


    Fortunatamente il tassista chiama l’emergenza e in pochi minuti la polizia interviene per aiutare la giovane e catturare l’aggressore.

    Assistere una vittima di aggressione è obbligo civile di qualunque cittadino ma ancora di più per i rappresentanti della sicurezza pubblica e privata.

    La legge permette e obbliga ai vigilanti di abbandonare il proprio posto di lavoro in caso di fragrante delitto, sfortunatamente però durante la crisi economica molti enti pubblici hanno spinto i corsi da vigilante come forma di trovare sbocchi occupazionali.

    Questo fenomeno ha fatto percepire questa professione come un semplice lavoro d’ufficio con uno stipendio sicuro, occultando però l’aspetto pratico forza d’intervento nei casi di emergenza.

    Questi episodi purtroppo mettono in evidenza la poca considerazione degli enti pubblici per questo settore, permettendo che ci siano più di 300.000 tessere professionali attive in Spagna per un numero di posti di lavoro intorno ai 200.000 e, a causa di agevolazioni fiscali, molte imprese decidono di assumere in tutta legalità persone con il titolo necessario ma senza la professionalità che richiede questo lavoro.

    Essere un vigilante significa proteggere beni ma soprattutto persone, non è un semplice lavoro ma deve essere una vocazione.

     

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