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    Viaggio nella musica popolare canaria

    Vivere a Tenerife, o anche solo trovarsi in vacanza e partecipare a qualche festa locale, significa imbattersi inevitabilmente, prima o poi, nella musica tradizionale e popolare canaria.

    Un amico italiano, giornalista musicale, che tanti anni fa fu mio ospite nei giorni della Romería di San Agustín ad Arafo, disse, meravigliato, che non aveva mai visto tanta gente con una chitarra in mano concentrata nello stesso luogo e per lo stesso motivo, segno di un folclore musicale ancora vivo a livello popolare e non passato ormai a livello di “revival” come nella maggior parte d’Europa. Ma la domanda sulla bocca di tanti che invece non hanno avuto occasione di ascoltare una isa, una folia, una malagueña, una polka canaria, un tanganillo o un tajaraste è: ma come è la musica canaria? a cosa somiglia?

    Volendo semplificare al massimo, per coglierne l’essenza a prescindere dai dettagli, potremmo dire che il folclore musicale canario è la musica che andava di moda nel “vecchio mondo” europeo all’epoca della conquista e colonizzazione delle isole. Una musica rinascimentale che in Europa era musica colta e che seguì una evoluzione verso forme prima barocche e poi romantiche, ma che nelle isole cristallizzò come patrimonio popolare. E per avere una percezione reale di ciò basta assistere alla esibizione di un qualsiasi gruppo folcloristico canario accompagnato da un gruppo di ballo. I ritmi, le movenze, le pause, ci riportano senza dubbio ai balli delle vecchie corti rinascimentali europee.

    Ovviamente non é proprio così semplice… Gli attuali Canari sono un popolo formatosi nei secoli in cui gli europei conquistavano e colonizzavano nuove terre fuori dal Vecchio Continente. Sono un popolo del “nuovo mondo”, così come lo sono Americani e Australiani, anche se alla fine sono rimasti uniti alla madrepatria. Sono i discendenti della mescolanza tra i pochi abitanti originari sopravvissuti alla conquista e i molti coloni che arrivarono principalmente dalla Spagna e dal Portogallo ma anche da altri posti d’Europa. E il folclore musicale canario ha le sue origini proprio in questo primo mix di culture, a cui bisogna aggiungere le influenze apportate dai commercianti genovesi, fiamminghi, ebrei e britannici e dal continuo flusso umano tra le Canarie e le colonie nelle Americhe.

    Nel fondo, anche se solo suonata e cantata, la musica canaria è fondamentalmente musica per accompagnare la danza. Nei decenni posteriori alla conquista, oltre al vino canario si diffuse in Europa una danza chiamata “danza canaria” che secondo le poche referenze storiche che abbiamo, sarebbe stata ispirata al modo di danzare degli abitanti preispanici delle isole. Probabilmente le forme più simili a questa “danza canaria” arrivate fino ai nostri giorni sono il “tajaraste”, il “tango de El Hierro” e il “sirinoque di La Palma”. Musiche e danze più ritmiche che melodiche. Ripetitive ed ancestrali in quanto maggiormente influenzate dalla tradizione preispanica. In realtà esiste anche un esempio di percorso culturale inverso: la “endecha” era una forma di lamento funebre probabilmente introdotto nell’arcipelago dai commerciati ebrei nei primi decenni dopo la conquista. Presero piede a tal punto che varie fonti storiche riportano che i discendenti degli aborigeni canari le cantavano nella loro lingua prima di venire definitivamente assorbiti nella nuova società canaria. La “endecha canaria” é comunque sopravvissuta nel folclore attuale con testi in spagnolo.

    Ma le forme musicali che nel tempo sono diventate più popolari e che possiamo ascoltare oggi in qualsiasi romeria o festa popolare sono il risultato della “canarizzazione” della musica europea dell’epoca in cui si formò la tradizione culturale canaria.

    I primi risultati di questa metabolizzazione della cultura che arrivava dal Vecchio Continente furono di origine iberica: isa, folia, malagueña, seguidilla (per citare le forme musicali più popolari). Poi nel XIX secolo furono incorporate nella tradizione canaria forme musicali e di danza provenienti dall’Europa centrale: polka, mazurca, berlina. Ma il meccanismo è sempre lo stesso: forme musicali che in Europa sono rimaste legate ad una epoca specifica, evolvendo poi in nuove forme, nelle Canarie si sono cristallizzate come musica popolare e come tali sono giunte fino a noi.

    Tutto quello che abbiamo detto vale anche per gli strumenti musicali tipici del folclore canario. Alla tradizione più ritmica ed ancestrale appartengono flauti di legno, tamburi, “chácaras” (simili a delle grandi nacchere di legno) ed altre percussioni. La “Danza de las Cintas” di Güímar per esempio viene accompagnata con flauto e tamburo che ripetono in modo ipnotico e ossessivo un ritmo di “tajaraste”. Nelle forme più popolari invece (le già citate isa, folia, malagueña, polka etc.) la fanno da padrone gli strumenti a corda. Senza dubbio l’immagine più efficace per descrivere la musica folcloristica canaria è quella di un gruppo di strumenti a corda. Le chitarre (sempre più di una, quindi al plurale) come principale strumento di accompagnamento. Il “laud” e la “bandurria” come strumenti per la melodia solista, due strumenti che richiamano i liuti rinascimentali. E poi c’è lo strumento canario tipico per eccellenza: il timple, una mini-chitarra a 4 o 5 corde con una cassa di risonanza bombata. Anche se l’origine è incerta, sembra che abbia origine nella chitarra barocca introdotta nelle isole dai primi colonizzatori.


    Anche il folclore musicale canario, così come accaduto in altre parti del mondo, ha vissuto una operazione di revival a partire dagli anni 60 ad opera di musicisti e compositori che hanno dato nuova linfa ad una tradizione già di per sé solida. Ma di questo magari ne parliamo la prossima volta…

    Gianni Mainella

    [email protected]

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