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    La deriva a destra della culla della solidarietà

    Nata per cullarci tutti in un’utopia senza fine, la UE ha i connotati di un incubo ben riuscito.

    L’idea che l’incubo sia una destra rediviva che accende passioni grossolane e aspirazioni volgari non mi trova d’accordo.

    Personalmente appartengo alla cerchia di chi si è lasciato la destra e la sinistra dietro da molto tempo, non per un rifiuto radical chic ma perché semplicemente destra e sinistra, da tempo, sono uscite ognuna dalla propria pelle, come serpenti.

    Stanno diventando qualcos’altro e, in questo periodo di transizione, come una ricreazione a scuola, si stanno scambiando le figurine doppie.

    Mi spiego.

    Lo spettacolo del contemporaneo è caratterizzato da valori e atteggiamenti che, dopo essersi svuotati e inariditi in un’area, stanno facendo capolino rivisti e corretti nell’altra.

    I binari di qualsiasi argomento sul mondo odierno portano al divario fra i forti che sono sempre meno e sempre più forti e i deboli che sono sempre di più e sempre più insofferenti.

    Ed è qui che si spiega l’insorgere di tutti quei movimenti che dicono alla gente “ghe pensi mi”.


    “Senza danze della pace, o manifestazioni per le balene nel mar del Giappone, dimmi che problema hai oggi, e vedrai che domani lo risolviamo”.

    Quando l’attenzione al sociale è alla frutta, il veicolo per raggiungere la gente comune è sempre lo stesso.

    La sinistra salva banche e si disperde in concetti complicati e di difficile attuazione, governa senza mandato e compra aerei di lusso.

    Accusa di egoismo un popolo allo stremo delle forze e s’impegna in campagne meritorie senza né mezzi né competenze per non trasformarle in disastri.

    La destra scende nei campi come la sinistra di un tempo e parla con la gente usando aggettivi, avverbi, sostantivi, presi di peso dal lessico progressista.

    Immancabilmente miope, almeno nella mia personale visione delle cose, ha però la lungimiranza di capire che i problemi che avvelenano il cuore della gente sono quelli molto molto vicini alla gestione del quotidiano:

    sbarcare il mese, comprare i libri ai figli, invecchiare senza paura, senza paura attraversare città troppo piene di disperazione che -di tutto hanno bisogno- fuorché che se ne importi dell’altra.

    E’ una destra “chiamata”.

    Scolpita da una sinistra imbelle e incapace di svolgere il proprio ruolo, assente all’appello dei compiti e dei valori che si era data, firmata dalla testa ai piedi, suddivisa, un po’ per DNA, in atenei di grandi intelligenze quasi completamente inutili per chi ha fame, freddo, e paura di affrontare il domani mattina.

    Claudia Maria Sini

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