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    Combattimenti tra cani, Podemos chiede 471 anni di carcere per i 23 accusati

    Il gruppo del Cabildo Podemos ha chiesto un totale di 471 anni di carcere per i 23 accusati di organizzare combattimenti tra cani, scoperti ormai più di un anno fa nel corso di uno spettacolare raid della polizia in una finca situata nel comune di Güímar.

    Oltre agli anni di carcere, il gruppo ha richiesto inoltre un totale di 1.381 anni di interdizione all’esercizio della professione, che sia negozio o attività commerciale, legato agli animali in generale e al loro possesso.

    Nel briefing inviato da Podemos, che risulta pertinente con il completamento della fase istruttoria data l’imminenza dell’apertura dell’udienza orale, sono incluse tutte le pene dettagliate per gli accusati di origine canaria, vale a dire 8 persone, tutte di sesso maschile.

    La rilevanza delle pene richieste da Podemos si esprime in 122 anni e 4 mesi di carcere per gli 8 soggetti, tra i quali, viene sottolineato, risulta anche un ufficiale di polizia locale di Adeje, per il quale sono stati richiesti 30 anni e 3 mesi di galera, e un veterinario del nord di Tenerife, 18 anni e 6 mesi di pena detentiva oltre a 46 anni di interdizione dallo svolgimento della propria professione, incluso il possesso di animali.

    Il raid effettuato dalla polizia risale al mese di febbraio del 2017, in una finca di La Medida, e per l’arresto delle 10 persone le forze dell’ordine si sono avvalse di un notevole dispiego di personale, supportato visivamente da diversi droni.

    Contemporaneamente sono stati rilevati casi analoghi in case situate a El Ortigal, in provincia di La Laguna, e a La Orotava, che hanno portato all’arresto di un totale di 37 persone, delle quali 23 denunciati e sottoposti a regolare processo.

    Nella causa depositata in un tribunale di Torrejon de Ardoz (Madrid), località in cui si trova la finca considerata la base della banda che gestiva la rete di combattimenti tra cani a livello nazionale con alcune ramificazioni all’estero, Podemos ha posto l’accento sulla crudeltà degli abusi subiti dai cani fin dalla nascita, quando, ancora cuccioli, venivano utilizzati come sparring e quindi sacrificabili.

    I cuccioli di razze particolarmente promettenti venivano invece sottoposti a tipi diversi di maltrattamenti, inclusi alimentazione particolare, punizioni e allenamenti, per poterli trasformare in cani molto resistenti, esageratamente muscolosi e molto aggressivi.


    I cani, viene specificato nel documento, venivano drogati con farmaci come Winstrol, desametasone, Boldenone, testosterone ed eritropoietina, per accrescere la resistenza fisica e aumentare la massa muscolare; in poche parole venivano regolarmente dopati con assoluta ignoranza in merito e contravvenendo alla pratica veterinaria legale.

    Stando alle indagini, l’organizzazione criminale avrebbe una struttura gerarchica che prevede diversi ruoli, tra i quali gestire i giusti contatti e le risorse infrastrutturali necessarie a realizzare gli incontri di combattimento, preparare fisicamente i cani ed occuparsi degli scommettitori.

    È inoltre emerso che alcuni dei soggetti finiti in carcere erano soliti portare con sé i figli minorenni, che assistevano così ai combattimenti tra i cani; ancora piuttosto incerto il futuro di questi ultimi che, ritrovati in condizioni più o meno disperate, ora attendono di essere affidati a strutture di recupero per poi procedere, nel caso, all’adozione.

    A dispetto dello smantellamento di diverse di queste attività, il consigliere insulare Mila Hormiga ha affermato che sulle isole i combattimenti continuano ed esorta chiunque avesse anche solo il sospetto di eventuali episodi, a farne regolare denuncia.

    Michele Vieri

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