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    Elisabetta prova a spiegarlo…

    A proposito del Reddito di Cittadinanza, leggo che come principio è giusto in quanto lo Stato ha il dovere di distribuire LE PROPRIE RICCHEZZE per arginare sacche di povertà, indegne di un paese civile.
    Bene, credo che ci sia un enorme equivoco di fondo riguardante le “ricchezze proprie dello Stato”, che proverò a spiegare:

    1) lo Stato non possiede denaro o ricchezze proprie. Quando crea un’azienda di beni o servizi, lo può fare perché recepisce le risorse necessarie dalle tasse che OBBLIGA a versargli.

    2) il privato che intenda creare la stessa azienda di beni e servizi, lo fa con i propri denari o con quelli di soci che VOLONTARIAMENTE decidono di investire in quel progetto. E gli stessi utili e posti di lavoro possono essere creati dall’azienda privata, anzi, senz’altro maggiori.

    3) semmai lo Stato producesse utili, manco si sogna di dividerli con gli investitori iniziali. Per lo Stato vale sempre il principio “quel che è tuo è anche mio è quel che è mio e mio”.
    Sottotitoli: perché lo Stato sono io e tu contribuente non sei un cazzo”.
    Il privato ovviamente divide i profitti e gli utili con i soci e collaboratori.

    4) semmai lo Stato producesse perdite e debiti (condizione assai più frequente del punto 3), i soci fondatori, ovvero i contribuenti, sono di nuovo obbligati a ripianarli con altre tasse estorte.

    5) semmai il privato producesse perdite e debiti, saranno solo i soci fondatori, ovvero chi volontariamente aveva deciso di investire in quel progetto, ad accollarseli per risanare l’azienda oppure fallire.

    A me sembrano concetti semplici, facilmente comprensibili ad uno studente di seconda ragioneria, eppure la maggioranza della gente continua a non capire. O fa finta. Propendo per la seconda.

    Ah, dimenticavo.
    I servizi e le aziende pubbliche NON vanno privatizzate.
    Vanno abolite.


    E poi lasciar fare al mercato e ai privati.

    Ora è chiaro perché il Reddito di Cittadinanza NON è una distribuzione della ricchezza dello Stato (che non ne possiede e non produce), ma solo l’ennesimo esproprio con la forza che lo Stato esercita verso chi la ricchezza la produce davvero.

    Elisabetta Scarpelli

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